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Balthus alla Fondation Pierre Gianadda

Passage du Commerce-Saint-André, 1952-1954, Olio su tela,  cm  294 x 330, Collezione privata

A Martigny (Svizzera) la Fondation Pierre Gianadda presenta la mostra Balthus – 100e anniversaire.
L’esposizione, curata da Jean Clair e Dominique Radrizzani, concentra nella cittadina svizzera, dal 17 giugno al 23 novembre 2008, i capolavori di Balthazar Klossowski, detto Balthus.

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Molti anniversari si affollano attorno a questo avvenimento: il centenario della nascita innanzitutto, ma anche il venticinquesimo della sua riscoperta in occasione della grande retrospettiva del Centre national d’art de culture Georges Pompidou nel 1983, e, ancora, il trentennale dell’inaugurazione della Fondation Pierre Gianadda il 19 novembre 1978.

Les Beaux Jours, 1944-1946, Olio su tela,  cm  148 x 200, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington DC, Gift of the Joseph H. Hirshhorn Foundation, 1966 Spesso controcorrente e a distanza dalle avanguardie, Balthus sviluppa presto nel segreto del suo atelier parigino uno stile unico e misterioso, che si riallaccia alla pittura del Quattrocento italiano (in particolare Piero della Francesca) e prolunga la grande tradizione francese (Poussin, Ingres, Courbet). Come Alberto Giacometti, al quale egli si accosta e che diventerà il suo miglior amico, Balthus diffida del Surrealismo per aggrapparsi alla figurazione e esplorarne i complicati segreti, senza esitare a guardare alla lezione allora denigrata, perché ritenuta troppo conservatrice, di André Derain.

La retrospettiva invita a percorrere tutti i periodi e i temi di Balthus: ritratti, paesaggi, senza dimenticare le giovani ninfe languide che costituiscono la componente maggiore del mistero Balthus.

La mostra confronta i due mitici paesaggi urbani La Rue del 1933 (entrata al Museum of Modern Art de New York quando l’artista era ancora in vita), qui esposta per la prima volta in Svizzera, e Le Passage du Commerce Saint-André, realizzato vent’anni dopo: due archetipi dello spettacolo della città, due icone della strada che, raccontando in un modo strano il teatro della vita, iscrivono Balthus nella “grande tradizione della pittura per la quale la tela è uno spazio geometrico da riempire” (Antonin Artaud).

Nel 1933 La Toilette de Cathy nasce da un progetto di illustrazione di Les Hauts de Hurlevent di Emily Bronte. Vicino ad Antonin Artaud e al suo Théâtre de la cruauté , il suo progetto riflette una profonda rivolta interiore e contiene in germe tutto un sistema estetico: “Io voglio – scrive – mettervi molte cose, la tenerezza, la nostalgia infantile, il sogno, l’amore, la morte, la crudeltà, il crimine, la violenza, il grido di odio, il ruggito e le lacrime! Tutto questo, tutto ciò che è celato nel fondo di noi stessi, un’immagine di tutti gli elementi essenziali dell’essere umano spogliato della sua spessa crosta di vile ipocrisia! Un dipinto sintetico dell’uomo come sarebbe se sapesse ancora essere grande“.

Le Roi des chats, 1935, Olio su tela,  cm  78 x 49.5, Musée Jenisch, Vevey ( déposito della Fondation Balthus)Da Mitsou (1919) al Chat de la Méditerranée passando per Thérèse rêvant, Le Salon II o Les Poissons rouges, il gatto abita l’universo di Balthus. È il suo animale feticcio. Cavalcando il mistero, l’ironia e il distacco, Balthus rappresenta se stesso nel Roi des chats (1935).

Accanto a un percorso antologico del genio pittorico di Balthus, una sala intera svela poi gli straordinari disegni, decisamente intensi e carichi di sensualità.

La retrospettiva della Fondation Pierre Gianadda riunisce i principali capolavori di Balthus, provenienti dalle più grandi collezioni pubbliche e private d’Europa e degli Stati Uniti (in particolare: Musée de Picardie, Amiens; Kunstmuseum, Berna; Scottish National Gallery of Modern Art, Edimburgo; Tate Gallery, Liverpool; Metropolitan Museum, New York; The Museum of Modern Art, New York; Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi; Musée Jenisch, Vevey; Hirschhorn Museum and Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington), ma anche dal Grand Chalet e dalle collezioni della famiglia dell’artista.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo, curato, come la mostra, da Jean Clair e Dominique Radrizzani. Vi sono riprodotte a colori tutte le opere esposte e comprende testi di diversi autori, che affrontano i vari aspetti dell’opera di Balthus: Jean Clair, Robert Kopp, Raymond Mason, Dominique Radrizzani, Jean Starobinski, Camille Viéville.

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