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Recensione / I gatti persiani – Film di Bahman Ghobadi

di Nicola Rossello

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I gatti persiani si presenta come un documentario sulla Teheran underground dei nostri giorni condotto sulla scorta di un’esile  finzione narrativa: un abbozzo di racconto che mette in campo una coppia di ragazzi che percorrono in lungo e in largo i quartieri della città, ben decisi a mettere insieme una band e a suonare la loro musica, eludendo l’occhiuta vigilanza dei guardiani della rivoluzione islamica (i quali – supremo segno di sprezzo e di dileggio – non vengono mai mostrati in volto dalla macchina da presa).

Il rifiuto di asservirsi ai dettami del regime è sicuramente onorevole. Altrettanto apprezzabile l’intenzione di Bahman Ghobadi di affrancarsi dai codici ormai logori del neorealismo all’iraniana (già il suo film precedente, Il tempo dei cavalli ubriachi, ricorreva a un armamentario stilistico e formale inconsueto, esibendo umori e registri onirici, quasi surreali). Ma la vera sorpresa è la colonna sonora: un mix di punk, rock, rap e folk farsi che, di fronte alla protervia del potere, si fa infiammata protesta, testimonianza di un ribellismo giovanilistico intransigente.

Va anche detto però che l’assoluta pretestuosità dell’artificio narrativo – un canovaccio davvero troppo misero e inconsistente – finisce per pesare come un macigno sugli esiti complessivi dell’operazione.

Scheda film

Titolo: I gatti persiani
Regia: Bahman Ghobadi
Cast: Negar Shaghaghi, Ashkan Koshanejad, Hamed Behdad
Durata: 101 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: BIM
Data di uscita: 16 aprile 2010

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