HomeIn primo pianoIl Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini

Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini

La Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate, Svizzera, dal 10 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011 ospita la mostra Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. L’esposizione, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, si propone di indagare lo svolgimento delle vicende figurative in Canton Ticino tra Quattro e Cinquecento.

La pittura locale del tardo Quattrocento è caratterizzata da botteghe che ripetono motivi tardogotici e formule arcaiche (i Seregnesi, Antonio da Tradate). Bramantino, che lascia la tavola con la Fuga in Egitto nel santuario della Madonna del Sasso all’Orselina, e Bernardino Luini, con il polittico di San Sisinio a Mendrisio e con il tramezzo di Santa Maria degli Angeli a Lugano, rappresentano i due casi più notevoli, ma si ricordano anche, per esempio, il pittore delle Scene della Genesi a Campione d’Italia, quello dell’Ultima cena di Ponte Capriasca, il Giampietrino, oltre ad artisti locali di talento, come Bartolomeo da Ponte Tresa, Domenico Pezzi e Giovanni Antonio de Lagaia.

- Advertisement -

La mostra è un’occasione per rivedere, a breve distanza dalla chiesa per la quale Luini lo dipinse, un elemento del disperso polittico della chiesa di San Sisinio a Mendrisio. La macchina d’altare, che si componeva di almeno otto tavole, oltre a una ricca carpenteria, fu infatti venduta e smembrata nel 1796; lo scomparto principale si trova in una collezione privata italiana, i dipinti minori e la predella sono divisi tra diversi musei e collezioni della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

È anche possibile studiare le reazioni che le rivoluzionarie innovazioni proposte da Leonardo da Vinci suscitarono, stimolando le diverse personalità degli artisti: la via personalissima e indipendente di Bramantino, l’originale classicismo di Luini, l’interpretazione accademica del leonardismo da parte del Giampietrino e i tentativi di aggiornamento dei pittori locali. L’esposizione si conclude con il pezzo centrale del polittico del lodigiano Calisto Piazza eseguito per Santa Maria degli Angeli a Lugano, disperso da secoli e da poco identificato in una collezione privata.

Vengono, inoltre, presentati i risultati delle indagini più recenti sulle personalità di Domenico Pezzi, che ha lasciato la bella pala di San Biagio a Ravecchia, Giovanni Antonio de Lagaia, autore del polittico di Ascona, e il Maestro della cappella Camuzio, recentemente identificato con Bartolomeo da Ponte Tresa, il pittore che firma gli affreschi di Viconago (in provincia di Varese) e riprende diligentemente le invenzioni di Bramantino e di Luini.

Accanto ai dipinti saranno presentate alcune sculture, in legno e in pietra, testimoni anch’esse degli scambi vivaci che intercorsero tra le terre ticinesi e Milano. Non mancano esempi di oreficeria e altre testimonianze delle «arti congeneri».

La mostra rappresenta anche l’occasione per svolgere una ricerca sul territorio. Partendo dalla constatazione che molte delle opere rinascimentali del Ticino sono inamovibili perché dipinte su muro o perché le loro condizioni di conservazione non lo permettono, viene, infatti, proposta una serie di itinerari che si snodano attraverso la regione, toccando alcuni tra i suoi siti storico-artistici più notevoli.
Questa doppia anima della mostra viene sottolineata da una pubblicazione in due volumi edita da Officina Libraria: il vero e proprio catalogo e una sorta di guida attraverso i luoghi del Rinascimento ticinese

- Advertisement -
- Advertisement -

MOSTRE

- Advertisement -

LIBRI