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Roma | A Palazzo Venezia una mostra originale: “Caravaggio. La bottega del genio”

San Girolamo – Modello di San Girolamo scrivente. Dimensione naturale, gomma siliconica, resina poliestere, 2010 Plastikart Studio

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«Questa è una mostra diversa. Non sono esposte opere d’arte, ma ipotesi di ricerca». È quanto sostenuto da Rossella Vodret ideatrice di “Caravaggio. La bottega del genio”, visitabile fino al 29 maggio 2011 nelle sale quattrocentesche di Palazzo Venezia in Roma.
Un viaggio affascinante che offre una lettura completamente nuova e originale: «non ammirare straordinarie opere d’arte come prodotto finito – continua la Vodretma penetrare all’interno dei processi creativi del pittore, capire le sue scelte e i suoi dubbi, in una parola immedesimarsi in lui».
Un progetto che nasce per tentare di far luce sui segreti tecnici del Merisi e sulla sua straordinaria capacità di ritrarre tanto fedelmente la realtà. Ancora oggi il suo modo di dipingere è avvolto nel mistero. Caravaggio non permetteva a nessun collega di osservarlo mentre lavorava, custodendo gelosamente i suoi segreti. Il risultato è che la sua bottega può essere solo ipotizzata, ma non descritta.

La mostra presenta quattro ipotesi di ricerca, allo scopo di cercare di ricostruire le tecniche esecutive del Caravaggio. Tutte le ipotesi prendono spunto da fonti contemporanee all’artista, da quelle letterarie, come Mancini, Baglione, Bellori, a quelle archivistiche, come l’inventario delle robbe del 1605 che elenca i beni posseduti dal pittore. Le prime tre si basano sul ricorso a lenti, fori stenopeici e specchi per la proiezione del soggetto sulla tela, che potrebbero essere stati utili sia come guida per l’esecuzione pittorica, sia come mezzo per osservare la realtà. Tali ricostruzioni spiegherebbero in modo convincente come Caravaggio riuscisse ad ottenere soggetti estremamente realistici, con un fine controllo delle luci e delle ombre sul piano bidimensionale del quadro. La quarta ipotesi si fonda sull’utilizzo di uno specchio piano, il cosidetto specchio grande indicato tra i beni posseduti dall’artista nell’ inventario delle robbe e probabilmente utilizzato come piano di riflessione dei modelli.

Nelle sale della mostra lo spettatore potrà muoversi come il Caravaggio nella sua bottega, osservare i modelli dei quadri con lo stesso punto di vista dell’autore, mettere a fuoco la canestra nelle camere oscure realizzate, vedere la tela preparata con lo stesso tono e le medesime incisioni presenti nell’originale. Di grande pregio i modelli realizzati in vetroresina da Plastikart Studio di Istvan Zimmermann, come la canestra, il Bacchino e il San Girolamo scrivente, realizzati con tanta accuratezza e una tale precisione da sembrare veri.

In sostanza «la mostra presenta un ventaglio di possibili configurazioni della “bottega del genio” tra loro alternative, ma che non si escludono a vicenda – come ci riferisce il curatore Claudio Falcucciforse succedutesi con il passaggio da una residenza ad un’altra, forse solo sperimentate e poi presto abbandonate. L’unica certezza è che le risorse tecnologiche e le conoscenze disponibili alla fine del Cinquecento avrebbero consentito la realizzazione di tali set di ripresa».
Una mostra affascinante, unica nel suo genere, di sicuro interesse per tutti gli appassionati e gli studiosi del grande genio italiano.

Diego Pirozzolo

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