HomeIn primo pianoSan Nicola e la leggenda di Babbo Natale

San Nicola e la leggenda di Babbo Natale

Miracolo di San Nicola di Bari, Luca Giordano, particolare

Il 6 dicembre per i cristiani è la festa di San Nicola vescovo di Mira, antica città dell’odierna Turchia. Lo sanno bene gli scolari francesi , e francofoni, che  in questa data chiedono a lui dei regali, identificandolo con Père Noël (Babbo Natale). Questi sanno bene attivarsi per ottenerne. Sanno che per entrare nelle sue grazie è importante recitare la seguente filastrocca con la quale si fa richiesta dei regali desiderati, non tralasciando promesse di comportamento esemplari: Saint Nicolas, / patron des écoliers, / apporte-moi des pommes / dans mon petit panier. / Je serai très sage / comme un petit mouton, / des fruits et des images /  avec des bonbons (trad. it. : Oh San Nicola, / Patrono  degli scolari, / portami in regalo delle mele [o patatine] / nel mio panierino. / Io sarò molto buono / come un agnellino, (portami) frutta e delle figurine [di marzapane] con delle caramelle.
Ora, sono in molti a ritenere che la tradizione cristiana di San Nicola, Saint Nicolas, Saint Nicholas, SinterKlaas, Sint Nicolaas, ST. Nick, Santa Claus (o semplicemente “Santa”),  tradizione alla quale è collegata quella di Babbo Natale, Père Noël, Father Christmas, Kerstman , ma anche di Kris Kringle, si innesti su tradizioni antecedenti  di chiara origine pagana (es.  folKlore germanico, sia tedesco che olandese, folklore islandese o folklore scandinavo).
Ma come e perché tutto ciò è potuto avvenire?
Affermare, come fanno alcuni, che la leggenda di San Nicola, la cui festa cade il 6 dicembre, è alla base della grande festa olandese di Sinterklaas (il compleanno del Santo) che, a sua volta, ha dato origine al mito ed al nome di Santa Claus nelle sue diverse varianti e alla sequela connotativa rappresentata da Babbo Natale, Père Noël, Father Christmas, Kerstman , Kris Kringle, ci dice tanto, ma non ci dice come può essersi diffusa in Europa, e di conseguenza poi nel nuovo mondo, non tanto il culto di questo santo vescovo quanto la sua connotazione rappresentata da Babbo Natale.
Si fa notare che il nostro Santo visse nel  IV sec. d.C., che la sua agiografia più antica è considerata quella di Michele Archimandrita (VII sec. d.C.), la quale comunque appartiene al mondo orientale, e che,  poi, in ambiente occidentale, della vita di San Nicola  hanno scritto quattro autori: Giovanni Diacono (XI sec.), Reginold (X sec.), Otloh (XI sec.) e Robert Wace (XII sec.). Solo lo scritto di quest’ultimo è in versi ed ha inoltre una particolarità rappresentata dal fatto che più che ad esigenze biografiche vere e proprie, risponde alle richieste della coscienza popolare e quindi rientra nella letteratura edificante popolare, indulgendo e fondandosi sul “meraviglioso”, cioè sui miracoli e in particolare, che riguadano bambini. Tralasciamo i primi tre autori e i loro scritti, come pure l’agiografia di Michele Archimandrita e soffermiamoci  invece sul poema di Wace.
Illuminante  può essere la lettura del poema medioevale dal titolo De Sancto Nicolao, noto come “Vie de Saint Nicolas” (1140-1150), scritto da Robert Wace, chierico e trovatore (trouveur) anglo-normanno nato a Jersey nel 1100 circa e morto intorno al 1175. Egli studiò a Caen e godette della protezione di Enrico II. Parlava la stessa lingua di Roberto il Guiscardo e probabilmente dovette raccogliere racconti riferiti da veterani, che avevano combattuto in Puglia al seguito del Guiscardo  o di congiunti di questo, e quindi appresi  in loco forse nello stesso tempo  (1086) in cui i baresi da Pàtara in Turchia traslarono nella loro città le reliquie del Santo. Accanto alle fonti orali rappresentate da questi “testimoni” in ogni caso va aggiunta la principale fonte di Wace che è la vita di Giovanni Diacono, senza tralasciare anche la sua conoscenza del racconto di Giovanni Arcidiacono di Bari sullo stesso argomento della traslazione.
Il poema agiografico di Wace, infatti, narra di alcuni miracoli, per i quali il Santo fu intercessore,  che sono rari nei manoscritti successivi ed inesistenti in scritti anteriori, come ci fa notare una ricerca di Rosanna Brianza Lagale [R. Brianza Lagale, (a cura di), Robert Wace, “Il Poema di San Nicola”, Centro Studi Nicolaiani, Bari 1985]. Il riferimento è ai due miracoli “Il bambino nell’acqua bollente” e “il bambino strangolato”, nell’episodio di S. Nicola e il diavolo. Un terzo, invece, quello de “I tre scolari”, è stato proprio Wace a inserirlo la prima volta.
Concludendo, c’è da dire che, anche se il culto di San Nicola era a quell’epoca già diffuso nei paesi d’oltralpe, come è dimostrato dal fatto che è su invito del nobile Robert de Tiout, devoto di San Nicola (Sanctus Nicolaus), che Wace scrive il poema, è molto probabile che fu questo poema del chierico anglo-normanno a far nascere, lievitare e diffondere in ambiente normanno, cioè vichingo, la tradizione delle corrispondenze  Saint Nicolas <=> Père Noël e Santa Claus <=> Father Christmas. Tutto  questo ci dice che siamo di fronte ad una tradizione di origine medioevale.

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Rinaldo Longo

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