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RAM. La realtà metafisica, mostra al Centro Matteucci per l’Arte Moderna

Ruggero Alfredo Michahelles: Figura, 1937, olio su tela, cm 55 x 46A Viareggio, il Centro Matteucci per l’Arte Moderna ospita dal 22 marzo al 2 giugno 2014 la mostra dedicata a Ruggero Alfredo Michahelles dal titolo “RAM. La realtà metafisica“.

L’esposizione propone una raffinata monografica  incentrata su un prezioso nucleo di opere riferite alla sua esperienza metafisica e la presenza di alcune sculture, tra cui la Quadriga, che negli spazi della stessa Fondazione sarà ospitata in modo permanente.

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Ruggero Alfredo Michahelles (1898-1976), in arte RAM, è principalmente noto come protagonista del futurismo toscano, nonché interprete, assieme al fratello maggiore Thayaht, delle grandi avanguardie dell’epoca.

I dipinti presentati esprimono compiutamente il ventaglio delle predilezioni poetico-espressive dell’artista: vi si trova il tema dell’isola senza ombre (L’île sans ombres) che sembra rovesciare, attualizzandolo con riferimenti all’amato razionalismo architettonico, il significato boeckliniano de L’isola dei morti, e costruendo al suo posto un’edenica isola dei vivi. Identica tensione appare nel rapporto figure/architetture/luce de Gli sposi, ambientato nell’arenile abbagliante di Viareggio. In altre opere, come ne Les mannequins senza volto sulla riva del mare, il tono si fa sottilmente intrigante ed enigmatico, fino a sfiorare l’inquietudine in Cataclysme o in Bouquet préhistorique. In questo genere di raffigurazioni, l’evocazione di rovine, carica di sentori romantici, si tinge di visionario riferimento al paesaggio dell’epoca terziaria – come in Savinio – ma anche dell’immaginazione di un ipotetico futuro in assenza dell’uomo, ormai destituito dal ruolo di protagonista assoluto.

La mostra di Viareggio dà, altresì, la misura della fertile vena di RAM anche in veste di scultore. Oltre a lavori quali Madre natura e Il costruttore, spicca la celebre Quadriga, definita da Marinetti “potente forza cavalli motore”. Realizzata da RAM nel 1929 per il concorso indetto dalla Metro Goldwyn Mayer in occasione del lancio cinematografico della prima versione di “Ben Hur”, impose il nome dell’artista alla Biennale veneziana del 1932.

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