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L’Impressionismo Russo in mostra a Venezia

Jurij Pimenov, Cartelloni sotto la pioggia, 1973, 86,7х80,7 - Particolare
Jurij Pimenov, Cartelloni sotto la pioggia, 1973, 86,7х80,7 – Particolare

All’Impressionismo Russo sarà dedicato un nuovo museo, a Mosca, che aprirà al pubblico nel prossimo autunno. Per far conoscere i tesori di questa nuova istituzione museale, sono state previste due esposizioni prima dell’apertura. La prima ha avuto  luogo nella stessa Russia, nel Museo di Ivanovo, mentre la seconda è in programma a Venezia ed è anche l’unica anteprima internazionale.

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A occhi spalancati” è, dunque, il titolo della mostra che dal 13 febbraio al 12 aprile 2015 potrà essere visitata a Palazzo Franchetti, nella città lagunare. Sarà possibile ammirare 50 capolavori del futuro museo moscovita, il meglio della sua imponente collezione d’arte.

L’esposizione, curata da Yulia Petrova, da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, presenta le opere in un percorso che accosta tra loro soggetti tematicamente contigui (il paesaggio, la scena urbana, la figura in un interno), con una dovuta ma non sempre vincolante attenzione alla cronologia.
Il momento di maggior fioritura dell’Impressionismo in Russia è di qualche lustro successivo alla svolta dell’arte francese, intervenuta tra settimo e ottavo decennio dell’Ottocento, e comprende soprattutto l’ultimo decennio del secolo e l’inizio di quello successivo. Ma questo non significa che possa essere considerato la variante provinciale di quello francese e nemmeno la sporadica scelta di maniera di qualche pittore. L’Impressionismo era già divenuto, infatti, il tempestivo punto di riferimento per l’opera di paesaggisti come Fedor Vasilev, aveva influenzato la ricerca di Polenov e di Repin, dopo un loro soggiorno in Francia e, grazie a questi maestri, era presto diventato oggetto di studio per gli studenti della Scuola di Pittura, Architettura e Scultura di Mosca, alcuni dei quali destinati – come Konstantin Juon, Petr Petrovicev e Stanislav Zukovskij, tutti presenti in mostra, a un ruolo di primaria importanza prima, durante e dopo l’avvento delle Avanguardie.

La tradizione di dipingere alla maniera impressionista continua poi per buona parte del Novecento, ed è documentata in mostra con opere di Koncalovskij, Grabar’, Kustodiev, Baranov-Rossiné, con altri pittori insospettabili, come Sergej Gerasimov o Georgij Savickij, e persino con artisti molto legati al realismo socialista, come Aleksandr Gerasimov e Dmitrij Nalbandjan. D’altra parte l’immagine guida della mostra i Manifesti sotto la pioggia di Pimenov (1973) – dimostra con ogni evidenza come la matrice impressionistica caratterizzi con un certo rilievo anche il periodo del disgelo post staliniano.

La mostra veneziana allinea insomma le prime esplicite rimeditazioni e rielaborazioni della rivoluzione artistica francese, evidenzia la tenace persistenza, per buona parte del Novecento, di questo approccio alla raffigurazione della vita individuale e dei suoi scenari e sottolinea la perdurante attualità di questa matrice. Per questo l’arco cronologico delle opere in mostra spazia da alcuni rari dipinti giovanili di Konstantin Korovin, il più famoso esponente dell’Impressionismo russo, e di Valentin Serov sino ad anni recentissimi, con pittori come Vladimir Rogozin e Valerij Kosljakov, che non si possono certo considerare impressionisti in senso stretto ma per i quali sono risultate fondamentali le ricerche dei loro predecessori alla fine del XIX secolo e che raccolgono oggi, idealmente ed efficacemente, in una chiave contemporanea, la loro eredità.

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