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Piero Gilardi al MAXXI di Roma con “Nature Forever”

Piero Gilardi, MACCHINA PER DISCORRERE, 1963, Esposta nella mostra Collaborative Effects a cura di D. Fransssen Van Abbemuseum, Eindhoven 2012, foto Peter Cox
Piero Gilardi, MACCHINA PER DISCORRERE, 1963, Esposta nella mostra Collaborative Effects a cura di D. Fransssen Van Abbemuseum, Eindhoven 2012, foto Peter Cox

Il MAXXI di Roma, dedica una grande monografica a Piero Gilardi dal titolo Nature Forever, aperta al pubblico fino al 15 ottobre 2017.

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L’esposizione presenta oltre 60 opere, dai famosi Tappeti-natura alle installazioni interattive fino al Parco d’Arte Vivente di Torino, e racconta 50 anni di attività di Gilardi, in cui arte, critica e politica sono interconnesse.
A partire dalla complessa relazione tra uomo e natura, la mostra indaga l’era del consumismo e l’utilizzo delle nuove tecnologie, in un percorso che affronta e approfondisce temi come l’ecologia, la natura relazionale dell’arte, l’impegno sociale e politico.

L’esposizione si articola in quattro sezioni, ciascuna delle quali comprende sia opere sia  materiali di archivio (bozzetti, testi, fotografie d’epoca, piccoli lavori).

La prima sezione è dedicata alla produzione degli anni Sessanta e comprende, accanto a Macchina per discorrere del 1963 (tra le prime opere dell’artista), un dispositivo con cui si può parlare che sembra venire dal futuro, anche Terrazza, una struttura simile a una palafitta, realizzata per la mostra “Arte Abitabile” del 1966 alla Galleria Sperone di Torino e ricostruita per la prima volta per questa mostra.
E ancora i Tappeti-Natura che lo hanno reso celebre,  sculture in poliuretano espanso, rappresentazioni iperrealistiche ma artificiali di scene naturali, una sorta di “travestimento”, un rito per esorcizzare la morte della natura; Igloo (1964), in cui il pubblico poteva entrare e sedersi, e alcuni Vestiti-Natura creati per performance che mettevano in scena il rapporto originario dell’uomo con il mondo naturale.

La seconda sezione è dedicata alla New Media Art. Il pavimento della Galleria 3, completamente ricoperto di prato sintetico, accoglie opere come Ipogea (2010), una caverna in cui è possibile entrare e fare l’esperienza di una suggestiva esplorazione; Aigues Tortes (2007), un tronco su cui è possibile sedersi per riascoltare i suoni del parco naturale in Spagna da cui prende il nome; i Sassi Pulsanti (1999), che restituiscono al visitatore il battito del proprio cuore.
Esposta anche l’opera multimediale Inverosimile (1989), presentata  a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 al Castello di Volpaia, a New York, Parigi e Lione e riallestita eccezionalmente per la prima volta in un museo italiano. Si tratta di una grande installazione interattiva che si attiva attraverso il soffio dello spettatore, muovendosi e producendo suoni.
In questa grande macchia di verde le opere di questa sezione riproducono il contesto del PAV, il Parco Arte Vivente di Torino, progetto che incarna l’impegno di tutta una vita dell’artista, per la costruzione di una comunità di eco-arte.

Della terza sezione fanno parte le animazioni politiche di Piero Gilardi, dagli anni Sessanta a oggi. Quando, alla fine degli anni Sessanta, realizza che nel mondo dell’arte la militanza non trova lo spazio sperato, Piero Gilardi smette di interessarsi alla produzione di “opere d’arte” e si dedica a realizzare opere “utili” in ambito politico e sociale, lavorando nei manicomi, nelle fabbriche, nei quartieri popolari, e collaborando con il movimento studentesco.
A questa sezione appartengono Andreotti volante (1977) o la maschera di Agnelli (1977) utilizzati in manifestazioni degli anni Settanta, il
Masso della Crisi (2012), un oggetto gonfiabile realizzato per un corteo del 1° Maggio, e tanti altri materiali e costumi realizzati per criticare la classe politica, difendere l’ambiente e i diritti civili, sensibilizzare alla pace e alla tolleranza, in quella che è stata definita una “carnevalizzazione” del mondo operata dall’artista.

La quarta e ultima sezione racconta Gilardi curatore e critico. Dal 1967 al 1969 l’artista compie numerosi viaggi negli Stati Uniti, Svezia, Olanda, Germania e Inghilterra, è corrispondente delle riviste Flashart, l’americana Arts Magazine, la svedese Konstrevye, la francese Robho, ha rapporti con moltissimi artisti.
Un periodo estremamente denso, illustrato attraverso materiali di archivio che raccontano l’abbandono di Gilardi del “sistema arte” per passare a un’azione più diretta “dentro la vita”, dimostrata dalla sua produzione politica e sociale, o dal progetto del PAV Parco Arte Vivente
di Torino, un Centro d’Arte Contemporanea, concepito come un unico organismo vivente che non possiede opere tradizionali ma un territorio naturalistico costellato di installazioni da accudire costantemente attraverso animazione e giardinaggio.

Il percorso espositivo si conclude con un grande wallpaper che ritrae una manifestazione contro il nucleare a Caorso nel 1987, in cui i manifestanti indossano costumi realizzati dall’artista che riproducono i volti dei politici dell’epoca.

La mostra, a cura di Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Marco Scotini, è accompagnata da un catalogo edito da Quodlibet.

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