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Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma

Giorgione, Due amici, 1502 c., Olio su tela, cm 77 x 66,5, particolare, Roma, Museo di Palazzo Venezia
Giorgione, Due amici, 1502 c., Olio su tela, cm 77 x 66,5, particolare, Roma, Museo di Palazzo Venezia

È costruita attorno al capolavoro di Giorgione, i Due amici, la mostra “Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma”, aperta al pubblico fino al 17 settembre 2017 a Roma, a Palazzo Venezia e a Castel Sant’Angelo.

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Il doppio ritratto al centro della mostra è considerato da gran parte della critica come uno dei capisaldi del maestro di Castelfranco, come punto di svolta epocale nella ritrattistica italiana del primo Cinquecento. Rispetto ai precedenti, non solo veneti, si contraddistingue, infatti, per un’inedita sintesi di elementi che ne fanno l’archetipo di una nuova idea del ritratto, che intende sottolineare lo stato d’animo e l’espressione dei sentimenti d’amore.

Il giovane in primo piano, elegantemente vestito e dall’aria trasognata, appare imprigionato in un sentimento che lo induce alla sofferenza e all’estasi, provocate dalla malinconia, mentre il personaggio in secondo piano compare in quanto amico compartecipe degli affetti dell’altro, ma anche in contrasto, non essendo stato colpito dalla freccia di Cupido.

L’opera appare strettamente legata ad un particolare clima culturale, che a Venezia era segnato da un rinnovato interesse per la poetica del Petrarca e da un incessante interrogarsi sulla natura dell’amore sia sul piano filosofico e letterario che nelle arti pittoriche e musicali.

Il doppio ritratto di Giorgione è conservato nelle collezioni di Palazzo Venezia, ma è attestato a Roma fin dall’inizio del Seicento, a testimonianza dei fili storici che legano la figura di Giorgione a Roma, nel quadro di una rete, ben più ampia, dei rapporti intercorsi tra Venezia e la Città eterna, che ebbero il loro palcoscenico privilegiato proprio nel Palazzo di Venezia, come si dovrebbe più propriamente definire quella che era la prima dimora romana di un accertato collezionista, e con ogni probabilità anche committente, del pittore di Castelfranco: ossia il cardinale Domenico Grimani, con papa Paolo II Barbo uno dei personaggi chiave dei rapporti politici, diplomatici e culturali tra i due stati tra la fine del Quattrocento e i primi due decenni del Cinquecento.

Ed è proprio nell’Appartamento Barbo che si sviluppa la prima sezione della mostra, dedicata a quelle vicende storiche e alla straordinaria novità dei Due amici di Giorgione nelle vicende artistiche del primo ‘500.

La mostra prosegue a Castel Sant’Angelo, negli Appartamenti papali, dove è allestita la seconda sezione, con altre opere provenienti da importanti musei del mondo, di grandi maestri del Cinquecento tra cui Tiziano, Tintoretto, Romanino, Moretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci e Bernardino Licinio. Opere che conducono il visitatore in quel labirinto esistenziale che ogni uomo porta in sé e che si riflette anche nell’esperienza amorosa, tra innamoramento e approdo matrimoniale, tra abbandono e nostalgia.

La mostra, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio, con la collaborazione di Civita Mostre, è accompagnata da un catalogo edito da arte’m ed è curata da Enrico Maria Dal Pozzolo, con la collaborazione di un comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli.

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