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Al PAC di Milano la mostra “Africa. Raccontare un mondo”

Romuald Hazoumé (Benin), Bagdad City, 1992, plastic can, loud speakers and various electronical elements, cm 51 x 50 x 21, courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Ginevra - Mostra "Africa. Raccontare un mondo"
Romuald Hazoumé (Benin), Bagdad City, 1992, plastic can, loud speakers and various electronical elements, cm 51 x 50 x 21, courtesy CAAC- The Pigozzi Collection, Ginevra

Al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano apre al pubblico martedì 27 giugno 2017 la mostra “ Africa. Raccontare un mondo”.

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Prosegue così l’esplorazione artistica dei cinque continenti proponendo una selezione di artisti che consente al pubblico una lettura ampia della scena dell’ Africa contemporanea a sud del Sahara.

Con questo progetto espositivo il PAC aggiunge una tappa alla linea di programmazione, nata nel 2015 dall’incontro con Expo, che ogni anno nel periodo estivo esplora il pianeta attraverso l’arte contemporanea, una narrazione che ha dato vita a progetti come “Cuba. Tatuare la storia” (2016), alla mostra collettiva sull’arte in Cina (2015) e che vedrà protagonista il Brasile nel 2018.

«Il PAC prosegue il suo cammino nell’esplorazione costante e attenta della produzione artistica contemporanea dei continenti – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno – confermando la propria vocazione di centro di ricerca e sperimentazione internazionale».

Il percorso espositivo di “ Africa. Raccontare un mondo” offre un approccio sensibile dell’arte contemporanea africana attraverso quattro tematiche: “Dopo l’Indipendenza”, “L’introspezione identitaria”, “La generazione Africa ” e “Il corpo e le politiche della distanza”.

Gli artisti del “Dopo l’Indipendenza” sono maestri della loro arte, fortemente saldati al loro universo culturale. I loro lavori sono trasposizioni della vita africana, privi di necessità critica, e trascrivono il mondo africano alle soglie del mutamento.

Contrassegnato dal sistema delle mostre internazionali e dalla facilità di viaggiare, il tema dell’“Introspezione Identitaria” mette in primo piano una serie di artisti impegnati che mettono in discussione il post-colonialismo, le guerre e i genocidi, le problematiche legati all’ambiente, l’AIDS, la povertà, la corruzione politica, la questione del petrolio, e altro ancora. Nel loro linguaggio, tuttavia, modernità e tradizione si evolvono senza contrapporsi.

È sui cambiamenti della società e sulla posizione individuale che si concentra il tema “Generazione Africa ”, una generazione-bivio formatasi nelle scuole d’arte occidentali e presente alle fiere d’arte, fortemente consapevole però della propria identità al di là degli stereotipi.

Il Corpo e le Politiche della Distanza” presenta infine il percorso di nove artiste africane contemporanee che tra video-arte e performance, un ritratto in movimento della giustizia, una personificazione del vivere e del sentire di minoranze religiose, culturali e di genere.

Per celebrare l’apertura della mostra, il 27, 28 e 29 giugno tre giovani artiste sudafricane metteranno in scena tre differenti performance: si tratta di Donna Kukama, Buhlebezwe Siwani e Anne Historical. Quest’ultima, durante la giornata del 30 giugno, inaugurerà un’installazione site specific pensata per lo spazio dell’Edicola Radetzky sulla Darsena di Milano.

La mostra sarà arricchita anche da una selezione di sedute dei designer africani Dokter & Misses (Sud Africa), Alassane Drabo (Burkina Faso), Amadou Fatoumata Ba (Senegal), Gonçalo Mabunda (Mozambico) e Nawaaz Salduker (Sud Africa).

Promossa dal Comune di Milano|Cultura e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, la mostra è curata da Adelina von Fürstenberg e per la sezione di video e performance da Ginevra Bria, e resterà aperta fino all’ 11 settembre 2017.

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