A Milano, alla Pinacoteca di Brera, dal 13 novembre 2012 al 17 febbraio 2013 è in programma la mostra “Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento”, a cura di Laura Paola Gnaccolini.
Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha comprato il più antico mazzo di tarocchi italiano completo, noto come mazzo Sola Busca dai nomi dei precedenti possessori (gli eredi Sola Busca), e l’ha destinato alla Pinacoteca di Brera, che già conservava un gruppo di 48 carte, parte di un prezioso mazzo tardo-gotico realizzato per il duca di Milano (mazzo cosiddetto Brambilla).
La mostra intende presentare questa acquisizione, indagandone in maniera approfondita il contesto culturale e le possibili fonti, la complessa iconografia, arrivando così anche a precisarne la datazione e a identificare l’artista che lo ha realizzato e l’umanista che ne ha suggerito l’iconografia.
Composto da ben 78 carte, 22 “trionfi” e 56 carte dei quattro semi tradizionali italiani (denari, spade, bastoni e coppe). Si tratta di stampe su carta da incisioni a bulino, montate anticamente su cartoncino, che sono poi state miniate a colori e oro.
Le maggiori particolarità a livello iconografico si riscontrano però nel seme di Denari, dove diverse carte alludono a fasi della coniazione (quindi un procedimento di lavorazione dei metalli) e alcune sono spiegabili solo sulla base della tradizione alchemica medievale che, come è noto, mirava alla pietra filosofale per l’ottenimento a partire dai metalli più vili dell’oro dei filosofi ovvero dell’elixir di lunga vita, se non proprio farmaco dell’immortalità almeno rimedio contro molte malattie.
L’esposizione, accompagnata da un catalogo edito da Skira, è suddivisa in cinque sezioni: L’eredità squarcionesca: Marco Zoppo e Giorgio Schiavone, L’autore dei Tarocchi Sola Busca: il pittore anconetano Nicola di maestro Antonio, Il rapporto con l’antico, Il mito dell’immortalità e la cultura ermetica e Il tarocchi Sola Busca e l’alchimia.