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Escher, Mani che disegnano

Escher, Mani che disegnano
Escher, Mani che disegnano

Una psicologa al museo

La famosa opera di Escher rappresenta una tavola da disegno su cui poggia un foglio raffigurante due mani, ognuna impegnata a disegnare l’altra.
Ne consegue che soggetto ed oggetto coincidono!
L’effetto visivo è un enigma irrisolvibile: quale delle due mani disegna l’altra?
Viene spontaneo chiederselo e, pur tentando di identificarsi con il disegnatore, diventa impossibile trovare una risposta-soluzione.

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Il paradosso grafico rimanda ad un grande interrogativo relativo al sottile confine tra oggettività e soggettività: dove finisce la prima ed inizia la seconda?
L’opera simbolizza esattamente questo rompicapo e rimanda al concetto di relatività, ravvisato ne “La persistenza della memoria” di Dalí.
Acuta osservazione (quella dei due artisti) che coglie un elemento fine eppure così centrale nel modo individuale di entrare in contatto con il mondo.

Il disegno colpisce e cattura lo sguardo proprio perché mette in luce quell’aspetto di forte ambiguità, che solleva una questione pressoché indecidibile. Rimanda alle modalità della nostra conoscenza, inevitabilmente intrisa di autoreferenzialità. Caratteristica, questa, insita nel nostro modo di entrare in relazione col mondo e con l’altro.
La conoscenza, infatti, non è mai oggettiva, pura, neutra ed imparziale, poiché è sempre filtrata dalle lenti con cui la osserviamo. Esse inevitabilmente la influenzano in quanto, inconsapevolmente, applichiamo meccanismi di attenzione e disattenzione selettiva con cui “modelliamo” costantemente ciò che viviamo, dandogli significato. Questo è sempre “nostro”, relativo, mai assoluto ed universale.

Il soggetto, con il suo modo di guardare, influenza l’oggetto, qualsiasi esso sia.
Tanto nel dipinto, quanto nel reale, è un pò come se fossimo noi a “disegnare” la realtà. La “trasformiamo” nell’atto stesso di conoscerla, plasmandola in funzione di noi stessi e di storie, desideri, idee ed emozioni che ci portiamo dentro.
È questo il motivo per cui davanti ad uno stesso dipinto diverse persone provano emozioni anche molto differenti. Analogamente succede che una persona susciti simpatia in alcuni ed antipatia in altri.  Com’è possibile?
Accade poiché quella persona fa risuonare corde differenti legate, come dicevamo, alla storia, agli affetti ed ai vissuti di chi vi entra in relazione. Avviene, cioè, che quella stessa persona, quello stesso paesaggio, quello stesso “stimolo”, quello stesso oggetto assumono significato in funzione del soggetto che li osserva.
In tal senso noi creiamo la nostra realtà!

Valentina Carleo
Psicologa Psicoterapeuta

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