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Mon roi – Il mio re, un film di Maiwenn – Recensione

Mon roi - Il mio re
Dopo i fasti di Polisse, un film d’impegno sociale salutato in patria da un lusinghiero successo di pubblico (due milioni e mezzo di biglietti venduti) e di critica (premio della giuria a Cannes, César…), Maiwenn torna qui ad accostarsi a un cinema dalle emozioni forti, teso a riflettere sui sentimenti estremi e a dare voce agli sconquassi della vita affettiva. Mon roi abbraccia dieci anni di una storia d’amore tumultuosa, che conosce sulle prime fasi di euforia, momenti di felicità ubriacante, ma che ben presto – dopo che Tony, incinta, manifesta le sue insicurezze – diviene, per la protagonista femminile, un calvario doloroso, intessuto di una tensione spasmodica, devastante (gli alterchi continui, le scenate di gelosia, i ripetuti inganni e tradimenti di lui, le rotture, le riparazioni provvisorie, le crisi di nervi, i pianti sotto la pioggia).

L’intreccio, alquanto schematico, è costruito sull’alternanza di scene ambientate al presente, nel centro di riabilitazione dove la donna cura il ginocchio fratturato (è la zona più fiacca e fastidiosa della pellicola) e i segmenti narrativi, ora festosi, ora drammatici, che ripercorrono le tappe della relazione passionale: un impianto drammaturgico costrittivo e ripetitivo, che comporta continue variazioni e rilanci di ritmo, “scene madri”, faticose e ansimanti accensioni mélo, che non riescono tuttavia a dare respiro al racconto. Non mancano nel film effetti e soluzioni stridenti, rigidità, lungaggini, ridondanze. Per nulla dire di certe idiozie “lacaniane” (la battuta sul ginocchio) che infiorano i dialoghi. Nel lavoro di regia si avverte un che d’informe, di abborracciato, di non rifinito, anche laddove Maiwenn si prova a eludere le semplificazioni manichee dando ambiguità al conflitto tra l’aspirazione a una quieta vita familiare di lei e la forsennata e irresponsabile dissipazione libertina di lui.

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E così Tony, la ragazza perbene, con la sua mancanza di fiducia in se stessa che la rende una persona vulnerabile e indifesa, e con il suo sconsiderato attaccamento affettivo verso il maschio prevaricatore, rischia di diventare agli occhi del pubblico una figura scostante, irritante, mentre Giorgio, il mascalzone vanesio, egoista e crudele, anche quando giunge a esibire il lato più odioso di sé, resta pur sempre un personaggio non privo di fascino in virtù della sua incontenibile esuberanza vitale.

La pellicola si avvale di un cast stellare – ma con scarso profitto. Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot sono due attori magnifici, capaci di conferire una parvenza di credibilità a personaggi assai poco verosimili, inconsistenti. Ma la loro recitazione, soprattutto nella seconda parte del film, conserva qualcosa d’istrionico, di sovreccitato. I ruoli secondari scivolano nella sciatteria e nell’approssimazione. Louis Garrel e Isild Le Besco (è la sorella della regista) sono irriconoscibili, l’ombra dei grandi interpreti che altrove hanno saputo essere.

Nicola Rossello

Scheda film
Titolo: Mon roi
Regia: Maiwenn
Cast: Emmanuelle Bercot, Vincent Cassel, Louis Garrel, Isild Le Besco
Genere: Drammatico
Durata: 124 minuti
Distribuzione: Videa
Uscita: 3 dicembre 2015

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