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San Francesco di Paola, Patrono di Corigliano Calabro, nel VI centenario della nascita

San Francesco di Paola
San Francesco di Paola

Francesco muore a Tours, in Francia, il 2 aprile dell’anno 1507, alla veneranda età di 91 anni. Era nato a Paola il 27 marzo del 1416. Di corporatura sufficientemente grossa e di buona salute, sembrava grasso, ma era tutto pelle ed ossa. Rubicondo nel volto, portava i capelli e la barba lunghi. Si alimentava di erbe crude, di minestra di legumi, di pane e di acqua. Dormiva a terra, naturalmente, o su di una tavola di legno. La sua effigie più antica è, con molta probabilità, quella realizzata in Francia da Jean Bourdichon (1457-1521), pittore presso la Corte di Re Luigi XII.
Francesco, proclamato Santo l’ 1 maggio del 1519, è Patrono della città di Corigliano Calabro sin dal 1598. Già nel 1513, il 19 gennaio, a Corigliano venne tenuta una seduta del processo di beatificazione, conclusosi nello stesso anno.
Ci sono nella storia dei segni particolari e questi segni, a volte, attingono alle sfere religiosa e civile insieme, fino a fondersi misteriosamente, tanto da non potersi, ad un punto, distinguere e separare. Ciò è quanto avviene tra la biografia del Santo e l’evoluzione temporale della città. Esse nascono, si snodano, poi, nei momenti cruciali s’intrecciano e vicendevolmente si esaltano, la prima arrivando alla santità, la seconda trovando la salvezza. E così avviene che, nel 1538, il paese sia salvato dall’assedio dei Turchi, più tardi, nel 1767, resti illeso, quantunque scosso da un violento terremoto ed, infine, il 25 aprile del 1836, dopo aver tremato per trenta secondi, pur tra danneggiamenti e feriti, si conservi nella sua struttura urbanistica, mentre nel comprensorio non si contano le vittime.
Ecco, s’inverava, una due, tante volte, la promessa del Santo, quella che Egli aveva consegnato ai Coriglianesi, prima del suo congedarsi dalla città: li avrebbe protetti in caso di guerre e terremoti.
A Corigliano San Francesco era giunto tra il 1476 e il 1478 e, nella breve sua permanenza, due anni, aveva colmato gli abitanti di esempi e di beni. Soprattutto, aveva donato loro l’acqua, quell’acqua, che, dai vicini boschi, Egli aveva portato giù, fino al convento, attraverso un solco tracciato col suo miracoloso bastone.

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Giulio Iudicissa

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