HomeIn primo pianoIgnazio Silone, "cristiano senza chiesa e politico senza partito"

Ignazio Silone, “cristiano senza chiesa e politico senza partito”

Ignazio SiloneUn giorno, nella piena maturità, Ignazio Silone si disse ‘cristiano senza chiesa e politico senza partito’. Lui, che nei testi evangelici s’era nutrito della speranza del ‘Regno’, lui che nell’impegno politico aveva scorto la strada del riscatto, quel giorno dovette sentire davvero le vertigini. Di presagi ce n’erano già stati tanti, ora c’erano certezze. Chiesa e partito, quelli che s’incarnavano nella sua Marsica così come nel mondo, erano diventati sfuggenti e inaffidabili.
Dalla sua casa di Pescina dei Marsi, dove era nato l’ 1 maggio del 1900, aveva visto la povertà e il dolore, eterna divisa dei ‘cafoni’ senz’acqua e senza pane, poi, aveva raccolto l’ultimo grido del padre e dei fratelli, inghiottiti dalla terra, nel terremoto del 1915. Più in là, lo attendevano il carcere e l’esilio, perché antifascista impenitente.
All’onestà e al rigore pagò sempre dazio. Tra i fondatori del partito comunista, si allontanò da esso, quando toccò con mano le purghe staliniane. Non poté sopportare, memore che, per l’agognata libertà, aveva trascorso 15 anni d’esilio in Svizzera, lì lasciando un pezzo della sua salute.
All’antitotalitarismo non rinunciò mai. Lo sentiva come cancro e, perciò, gli si oppose sempre e con i mezzi a sua disposizione.
Della politica annotò subito i limiti, eppure, ad Italia liberata, non rifiutò di tornare ad essa quale deputato nella Costituente, su invito del partito socialista. Ma la strada era ormai segnata: Ignazio Silone avrebbe recato giovamento maggiore alla causa degli ultimi, indossando la veste dello scrittore.
E da scrittore visse, fino alla morte, avvenuta a Ginevra nel 1978. Era questo il suo destino, un destino che si era irrobustito nei dolori patiti e nelle sofferenze viste e che, ora, con linguaggio semplice ed inimitabile, si stampava nella fresca e triste pagina di denuncia sociale di Fontamara, Pane e vino, Il segreto di Luca, per approdare all’Avventura di un povero cristiano, quale anelito alla verginità del cristianesimo delle origini.
Oggi, dona gioia il rilevare la diffusione della sua produzione letteraria, in tutto il mondo, in ambito di critica e di pubblico. Duole, però, il constatare che, quando già era noto ed apprezzato all’estero, Ignazio Silone era pressoché sconosciuto in patria.

Giulio Iudicissa

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