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Treviso, l’arte pubblicitaria tra le due guerre in mostra al Museo Nazionale della Collezione Salce

Arte pubblicitaria in mostra a TrevisoA Treviso, il nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce, dal 14 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018, presenta la mostra “Illustri persuasioni”.
In esposizione un centinaio di testimonianze dell’ arte pubblicitaria tra la prima e la seconda guerra mondiale, dal 1920 al 1940.

Sono manifesti che la curatrice Marta Mazza, direttrice del museo, definisce come “perentori”, che declinano una stagione distinta, spesso nettamente, dalla precedente del Liberty.
Il focus è posto sugli autori dei manifesti, riconoscendo loro il ruolo e la virtuosità di abili “persuasori”. I loro sono anni in cui la “propaganda” assume un ruolo ufficiale e nella grafica raggiunge livelli di straordinaria eccellenza. Sono i decenni in cui nel vecchio Continente, ma non solo, si affinano gli strumenti della “comunicazione di massa”.
Sono anni in cui anche i grandi geni già affermati, come Leonetto Cappiello e Marcello Dudovich, sperimentano la tenuta delle loro idee comunicative attraverso un linguaggio più incisivo, continuando ad inventare personaggi indimenticabili come il folletto nella buccia d’arancia per Campari o l’elegante donna in blu per la Fiat Balilla. E sulla loro scia si muovono nuove stelle, come il francese Achille Luciano Mauzan, sempre pronto all’ironia più esuberante.

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In altri autori, che si affacciano ora al mondo della grafica pubblicitaria, i volumi e le geometrie riconducono più chiaramente ai paralleli percorsi della pittura, tra cubismo e futurismo: le splendide nature morte di Marcello Nizzoli per il Campari o per il Vov; le marionette ironiche di Fortunato Depero, di Enrico Prampolini e di Bruno Munari; le figure “solidificate” di Lucio Venna, di Giuseppe Riccobaldi del Bava e di Mario Sironi, grande anche nella grafica; le donne raffinatissime di Franz Lenhart, memori di quelle di Tamara de Lempicka.

Anche il mondo più discreto e “minore” dell’illustrazione suggestiona gli autori pubblicitari, esprimendo con estrema raffinatezza le prerogative più coerenti dell’Art déco: straordinarie e inedite sono in tal senso le prove giovanili di Erberto Carboni, tra cui spiccano per felicità inventiva, quasi fiabesca, quelle per la O.P.S.O. di Parma.

Ma è lo stesso Carboni, qualche anno più tardi, a sviluppare un altro sorprendente e nuovissimo rapporto: quello tra la grafica pubblicitaria e la fotografia, che entra con vigore nei manifesti fin dagli anni ’30. Giaci Mondaini è tra coloro che ne faranno ampio uso, anche con immagini della piccola figlia Sandra; e così il geniale Xanti Schawinsky, che porterà in Italia le ricerche del Bauhaus.

Atmosfere fotografiche e cinematografiche sono implicite anche nell’imponente lavoro di Gino Boccasile, quello delle “signorine grandi firme”.
«Le sue donne sensuali dai sorrisi smaglianti – afferma Marta Mazza – sono cifra identificativa di un’epoca mai esuberantemente ottimista come la precedente ma capace di messaggi seduttivi formulati con forza e con una consapevolezza linguistica totalmente nuova».

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