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L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue – Mostra a Venezia

Maschera, Cultura Chimù-Lambayeque, 1300 d.C., Maschera funebre in rame ricoperto da lamina d’oro, Altezza 26 cm, Venezia, Collezione Ligabue
Maschera, Cultura Chimù-Lambayeque, 1300 d.C., Maschera funebre in rame ricoperto da lamina d’oro, Altezza 26 cm, Venezia, Collezione Ligabue

Palazzo Loredan sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia, ospita dal 12 gennaio al 30 giugno 2018  la mostra “Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue ”.

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L’esposizione è dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni nel continente americano prima dell’incontro con gli Europei.

In mostra un corpus di capolavori appartenenti alla Collezione Ligabue, ideata poco dopo la scomparsa di Giancarlo Ligabue (1931- 2015), imprenditore ma anche paleontologo, studioso di archeologia e antropologia, esploratore e appassionato collezionista

Dalle rarissime maschere in pietra di Teotihucan, la più grande città della Mesoamerica, primo vero centro urbano del Messico Centrale, ai vasi Maya d’epoca classica preziose fonti d’informazione, con le loro decorazioni e iscrizioni, sulla civiltà e la scrittura di questa popolazione; dalle statuette antropomorfe della cultura Olmeca, che tanto affascinarono anche i pittori Diego Rivera, la moglie Frida Kahlo e diversi artisti surrealisti (con la loro evidente deformazione cranica, elaborate acconciature e il corpo appena abbozzato) alle sculture Mezcala tanto enigmatiche nella loro semplicità quanto misteriose nelle origini, al punto che ne restarono profondamente suggestionati divenendone collezionisti anche André Breton, Paul Eluard e lo scultore Henry Moore.

E poi, sempre dal Messico, statuette policrome di ceramica cava della cultura di Chupicuaro, il cui apogeo si situa tra il 400 e il 100 a.C. – notevole esemplare in mostra la Grande Venere con la mani congiunte sul ventre – urne cinerarie (dal 200 a.C. al 200 d.C.) della cultura Zapoteca con effige spesso antropomorfa, sculture Azteche, esempi pregevoli delle Veneri ecuadoriane di Valdivia (la prima ceramica prodotta in SudAmerica nel III millennio a.C.), oggetti Inca, tessuti e vasi della regione di Nazca, manufatti dell’affascinante cultura Moche, straordinari oggetti in oro.

Particolare invece il riferimento al mais, che troviamo addirittura personificato in mostra e che sul finire del Cinquecento era riportato nell’edizione veneziana dell’opera del medico spagnolo Nicolás Monardes, dedicata alle piante medicinali americane.

La mostra, curata da Jacques Blazy, è promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue.

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