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Frida Kahlo in mostra al Mudec di Milano

Frida Kahlo, Natura morta con pappagallo e frutta, 1951, Painting, SC: 25,7 x 28,2 cm. Prestatore e Crediti: Nickolas Muray Collection of Mexican Art, Harry Ransom Center. The University of Texas at Austin © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, Mexico, D.F. by SIAE 2018
Frida Kahlo, Natura morta con pappagallo e frutta, 1951, Painting, SC: 25,7 x 28,2 cm.
Prestatore e Crediti: Nickolas Muray Collection of Mexican Art, Harry Ransom Center. The University of Texas at Austin © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, Mexico, D.F. by SIAE 2018

Frida Kahlo. Oltre il mito ” e “ Il sogno degli antenati. L’archeologia del Messico nell’immaginario di Frida Kahlo ” sono i titoli delle due mostre, dedicate alla grande artista messicana, allestite negli spazi del MUDEC – Museo delle Culture di Milano e aperte al pubblico dal primo febbraio al 3 giugno 2018.

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Promossa dal Comune di Milano e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, “ Frida Kahlo. Oltre il mito ” porta in Italia più di cento opere tra dipinti (una cinquantina), disegni e fotografie.
Frutto di sei anni di studi e ricerche, ha l’obiettivo di delineare una nuova chiave di lettura dell’artista, evitando ricostruzioni forzate, interpretazioni sistematiche o letture biografiche semplificatrici.

La mostra presenta opere provenienti dal Museo “Dolores Olmedo” di Città del Messico e dalla “Jacques and Natasha Gelman Collection”, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo, insieme a prestiti di diversi musei internazionali (tra questi il Phoenix Art Museum, il Madison Museum of Contemporary Art e la Buffalo Albright-Knox Art Gallery).

Frida Kahlo. Oltre il mito ” intende superare quella visione del lavoro dell’artista messicana derivata dall’intreccio inestricabile tra la sua vita e la sua opera.
La mostra, curata da Diego Sileo, rivela come Frida Kahlo nasconda ancora molti segreti e propone – attraverso fonti e documenti inediti ritrovati nel 2007 nell’archivio di Casa Azul (dimora dell’artista a Città del Messico) e da altri importanti archivi, qui presenti per la prima volta, con materiali sorprendenti e rivoluzionari (archivio di Isolda Kahlo, archivio di Miguel N. Lira, archivio di Alejandro Gomez Arias) – nuove chiavi di lettura della sua produzione.

I temi portanti della sua ispirazione artistica – come la ricerca costante della propria identità di donna e di artista, l’affermazione della “messicanità”, la sofferenza fisica, la sua leggendaria forma di resilienza – si riflettono nel progetto d’allestimento della mostra, che si sviluppa attraverso quattro sezioni: Donna, Terra, Politica e Dolore.

Nelle due lunghe vetrine curve che si affacciano sulla nuvola centrale del MUDEC, in perfetto dialogo con la mostra “Frida Kahlo. Oltre il mito”, si snoda il percorso dedicato a “ Il sogno degli antenati. L’archeologia del Messico nell’immaginario di Frida Kahlo ”, visitabile gratuitamente.

Carolina Orsini, conservatore delle Raccolte Extraeuropee del Museo, e Davide Domenici, antropologo specialista di archeologia e storia dell’America indigena, hanno allestito una mostra-approfondimento che esplora appunto l’archeologia messicana attraverso un racconto fatto di oggetti archeologici ed etnografici di area mesoamericana provenienti dalla collezione permanente del MUDEC, in grado di dimostrare come il mondo indigeno e il passato precolombiano abbiano costituito elementi fondamentali della pratica artistica dell’artista messicana.

Sculture azteche, figurine fittili teotihuacane e ceramiche del Messico occidentale costituirono, infatti, per Frida Kahlo un lessico al tempo stesso identitario ed estetico, un patrimonio di forme e significati che permise all’artista di esprimere quella “messicanità” che – come si nota nella parallela mostra “Oltre il mito” – costituì uno dei temi portanti della sua opera.

La mostra si articola in una serie di sezioni dedicate al ruolo che il mondo indigeno e la riscoperta archeologica del suo passato precolombiano ebbero nella costruzione della nazione post-rivoluzionaria; al collezionismo di oggetti archeologici da parte di Frida Kahlo e Diego Rivera e alla loro riscoperta dell’estetica precolombiana; e alla “costruzione” dell’immagine di Frida Kahlo mediante il frequente uso, documentato da foto storiche, di abiti etnici e di antichi gioielli di giada.

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