Spazio Gerra di Reggio Emilia ospita, dal 20 aprile al 19 luglio 2018, una mostra dedicata alla storia, tutta italiana, del Fotoromanzo.
L’esposizione, curata da ICS – Innovazione Cultura Società, ripercorre oltre tre decenni di questo fenomeno culturale di massa, a metà tra cinema, fumetto, fotografia e romanzo di appendice.
Il percorso espositivo si compone di una parte storico-documentaria e di una produzione creata ad hoc.
La prima, comprende fotografie, cineromanzi e materiali provenienti da diversi archivi pubblici e privati, come l’Archivio Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, l’Archivio Fotografico Storico della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, l’Istituto Luce, per illustrare l’evolversi di questo genere sia dal punto di vista del linguaggio che come termometro dei cambiamenti sociali.
La produzione invece trae ispirazione da un soggetto per fotoromanzo scritto nel 1961 da Cesare Zavattini, sotto lo pseudonimo di Cesare Altieri, che venne preso come spunto per La colpa, fotoromanzo uscito nel 1962-63 a puntate su Bolero Film.
La nuova produzione per Fotografia Europea lo rivisita tramite un sequel a puntate intitolato Nessuna colpa, ambientato nel presente e pensata per i social network, in particolare per Instagram. Milioni di utenti che popolano i social network si dedicano, infatti, quotidianamente a un esercizio di narrazione in cui le immagini si abbinano alle narrazioni, nel tentativo di raccontare storie e micro-storie di ogni genere, calati nella quotidianità del lavoro e della famiglia, nelle vicende sentimentali e nelle giornate di vacanze, riprendendo quasi inconsciamente quel concetto zavattiniano di “avanguardia istintiva”.
Il progetto social vedrà diffondersi la storia quotidianamente per un intero mese, come un moderno feuilleton. Il pubblico potrà così dialogare con la narrazione e contribuire a determinarne il finale.
In parallelo all’interno di Spazio Gerra il visitatore potrà trovare un allestimento che ripropone in chiave espositiva alcuni materiali della produzione.
La sceneggiatura è di Matteo Casali, la fotografia di tre giovani autori emiliano-romagnoli, Nicolò Maltoni, Valentina Cafarotti e Federico Landi.