È dedicata ad Antonino Leto (Monreale 1844 – Capri 1913) la mostra in programma dal 13 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019 alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Con tale esposizione, a cura di Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca, Antonella Purpura e Gioacchino Barbera, si intende restituire ad uno dei grandi protagonisti della pittura in Sicilia la statura europea che gli compete.
La mostra “Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri” presenta circa 100 opere e offre l’occasione per riconsiderare l’artista siciliano nel suo articolato percorso artistico, che lo ha visto formarsi innanzitutto a Napoli, dove si recò nel 1864, attratto dalla pittura di Giuseppe De Nittis e dalle proposte della “Scuola di Resina” che, sulla scorta della lezione macchiaiola divulgata da Adriano Cecioni, sosteneva una resa naturalistica svincolata dal descrittivismo analitico di Filippo Palizzi.
Vincendo il “Pensionato Artistico”, Leto si trasferisce prima a Roma nel 1875 e poi a Firenze, tra il 1876 e il 1878, dove collabora con la Galleria Pisani.
Il soggiorno a Parigi è decisivo per l’affermazione sul mercato internazionale e, invitato dal mercante Goupil, vi si trasferisce nel 1879. Di questo periodo rimane la suggestione dei bellissimi dipinti con scene di vita parigina, espressioni accattivanti dei nuovi gusti della clientela borghese.
Uno dei momenti fondamentali e più appassionanti della mostra, anche dal punto di vista storico, è la ricostruzione dell’eccezionale rapporto tra Antonino Leto e i Florio, che sono stati i suoi maggiori mecenati. Questo consente di vedere in una nuova prospettiva la mitica epoca della Palermo Liberty o modernista e riflettere sulla complessità – attraverso opportuni confronti – di capolavori come La mattanza a Favignana, uno dei dipinti più intensi del nostro Ottocento che, nella sua coinvolgente dimensione epica, rimanda alle pagine de I Malavoglia di Verga.
Una particolare attenzione viene riservata anche alla consacrazione nazionale del pittore attraverso gli acquisti da parte della Casa Reale e dello Stato. Viene riconsiderata in ogni sua fase, attraverso l’esposizione degli straordinari studi preparatori, la complessa e appassionante genesi di un altro suo capolavoro I funari di Torre del Greco che venne presentato all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, oggetto di acquisizione pubblica per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. In quest’opera, messa a confronto con il dipinto di analogo soggetto, realizzato da Gioacchino Toma un anno prima, troviamo una dimensione epica determinata dalla rappresentazione e dalla riflessione sul mondo del lavoro nell’Italia postunitaria.
Viene ricostruita una parte della produzione presentata alle Biennali di Venezia, in particolare quelle del 1910 e del 1924 che lo hanno consacrato definitivamente a livello internazionale e inserito nel circuito del collezionismo più prestigioso. La sua fama in questo ambito è legata soprattutto a paesaggi con vedute di Capri.
Capri fu il luogo dove amò ritirarsi definitivamente a partire dal 1890 con una scelta artistica e di vita condivisa con altri protagonisti della pittura moderna tra Otto e Novecento. In quest’isola ispiratrice delle sue creazioni dove consuma l’ultima stagione della sua vita, Antonino Leto salda una pittura più densa e corposa, a macchia, dai forti contrasti di ombre e luci, come si evince dalle opere Veduta dal giardino dall’Hotel Pagano e I Faraglioni a Capri, entrambe concesse dalla Galleria Ricci-Oddi di Piacenza.
La mostra “Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri”, accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, è promossa dal Comune di Palermo – Assessorato alla Cultura e dalla Galleria d’Arte Moderna E. Restivo, in occasione di Palermo Capitale della Cultura 2018. L’organizzazione è stata affidata a Civita.