La Kasa dei Libri di Milano ospita, dal 24 ottobre al 23 novembre 2018, la mostra “Olivetti. La cultura scritta a macchina“, a cura di Mauro Broggi e Pier Paride Vidari.
L’esposizione vuole raccontare l’attrazione che ancora oggi esercita quella eccezionale stagione e impresa che fu l’Olivetti, avanguardistica dal punto di vista tecnologico e unicum mai eguagliato in Italia nella prassi aziendale.
Verrà raccontata non solo la Olivetti di Adriano – che credeva e professava un’economia che potesse essere mezzo di elevazione culturale per tutti – ma anche quella successiva degli anni ’80 e ’90, attraverso due figure chiave come Giorgio Soavi e Renzo Zorzi.
Il primo inventò le agende e i libri strenna: una straordinaria collezione di opere d’arte, realizzate su commissione da artisti come Daniele Luzzati che nel 1988 illustrò alcune fiabe dei fratelli Grimm, Jean Michael Folon con i suoi acquerelli per le Metamorfosi di Kafka nel ’73 e nel ’79 per le Cronache Marziane di Ray Bradbury, oppure ancora Enrico Baj per Il deserto dei Tartari di Buzzati e Roland Topor per il Pinocchio di Collodi, per citare solo alcuni di quelli in mostra.
Renzo Zorzi seppe invece farsi interprete dello stile e dell’immagine aziendale, prima dirigendo le Edizioni di Comunità e poi dal ’65 diventando responsabile dell’immagine della società.
Alla Kasa dei Libri, attraverso i cataloghi, le edizioni e i libri che furono prodotti, si vuole raccontare come quella Olivetti diventò ambasciatrice della cultura italiana nel mondo a cominciare da quegli affreschi staccati dalle chiese fiorentine dopo l’alluvione del 1966 che fecero letteralmente il giro del mondo, in una grande mostra itinerante.
Ma ovviamente Olivetti è stata soprattutto prodotti: le mitiche Lettera 22, 32 e la Valentina, nomi diffusi nel mondo dove quella tecnologia allora parlava italiano. E lì c’erano le firme più illustri del tempo, da Sottsass a Bellini o De Lucchi.
Loro e tutti gli intellettuali che li hanno accompagnati in quell’impresa sono i protagonisti della mostra, che tra un’agenda di Mari, un catalogo di Rosai, una foto di Mario Carrieri e un racconto di Soavi e un saggio di Zorzi ci ricorda di quale produzione culturale sia stata capace l’industria di questo Paese.