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“Maternità divina” di Previati in mostra a Chiavari

Gaetano Previati, Maternità divina - Foto di Elena Garibaldi
Gaetano Previati, Maternità divina – Foto di Elena Garibaldi

“Questo pittore non è religioso perché dipinge Crocifissi e Madonne,
ma è religioso perché li dipinge con animo religioso”
(Enrico Corradini)

Tra i grandi maestri del Divisionismo, Gaetano Previati (1852-1920) è quello che, nel suo periodo maturo (egli era passato attraverso la Scapigliatura, da cui aveva poi preso le distanze), ha saputo sottrarsi più di ogni altro ai vincoli del naturalismo tardo ottocentesco per dare voce a una pittura pervasa di umori idealisti e simbolisti che, in linea con le istanze del Simbolismo europeo di quegli anni, sapesse sollevarsi oltre l’evidenza visiva delle cose per rivelarne il significato nascosto, più profondo. Lontano dalla pittura di orientamento populista e umanitario di Pellizza da Volpedo, Morbelli, Nomellini, Longoni, artisti in cui agivano pressanti preoccupazioni di carattere politico e sociale, Previati ha privilegiato piuttosto l’invenzione fantastica, a cui non di rado egli conferiva valenze spirituali, mistiche, religiose.

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In questo, la produzione del maestro ferrarese può essere accostata a quella di Segantini. Vero è che il tratteggio divisionista di Previati (le sue pennellate filamentose di colore puro, tese a dissolvere le forme attraverso effetti flou) si discosta dalla tecnica quasi pointilliste, giocata sui tocchi brevi, del pittore trentino. Di fatto, furono proprio Previati e Segantini – sostenuti in questo dal loro mentore Vittore Grubicy – a proporsi come gli iniziatori, se non i capiscuola, del Divisionismo, inaugurando ufficialmente la grande stagione di quel fenomeno artistico con due pietre miliari, Maternità e Le due madri, esposte entrambe alla Triennale di Milano del 1891. (L’uno e l’altro poi non mancheranno di svolgere un ruolo attivo come teorici del movimento attraverso una serie di libri, saggi e articoli.)

Previati era un uomo di profonda religiosità. Rilevante la sua produzione a carattere sacro in cui temi tradizionali dell’iconografia cristiana sono reinterpretati con un linguaggio espressivo nuovo e originale in cui si manifesta un’intensa partecipazione emotiva. Si pensi al ciclo dei 14 dipinti della Via Crucis oggi custoditi nei Musei Vaticani, o alla Madonna dei gigli della GAM di Milano, o alla Crocifissione del Museo dell’Ottocento di Ferrara, o al trittico dell’Assunzione della Cattedrale di San Lorenzo di Genova: tutte opere attraverso cui Previati ha saputo rinnovare radicalmente l’arte sacra, dando una “nuova attualità a un genere che aveva da tempo perso la capacità di essere moderno” (Federico Giannini).

La Maternità divina o Madonna con angeli è una tela realizzata tra il 1904 e il 1905, e dunque nel periodo della piena maturità di Previati. Acquisita per donazione dalla Società Economica di Chiavari nel 1985, resterà esposta sino al 22 dicembre 2024 nella sede dell’associazione in via Ravaschieri. Si tratta di un dipinto di forte afflato religioso che ci consente di apprezzare appieno la tecnica esecutiva dell’artista: l’intensa luminosità atmosferica, ottenuta a partire da una tessitura di filamenti lunghi e sottili; i vortici di luce diffusa, che tanto piacevano a Boccioni (che vide in Previati un anticipatore del Futurismo). Il maestro ferrarese torna qui a riflettere sul mistero della vita e della creazione, misurandosi una volta ancora con un tema a lui assai caro: quello della maternità. L’immagine sembra emergere da una visione interiore, profonda, e offrirsi a noi come rivelazione, verità universale, assoluta, sottratta alla realtà contingente. La Vergine Maria, il viso pieno di dolcezza, stringe tra le mani Gesù Bambino, che solleva le braccine e volge lo sguardo verso di noi. Ai lati due figure angeliche in atteggiamento di preghiera. In primo piano dei fiori. L’intera composizione è bagnata da una luce soprannaturale (il colore dominante è il giallo-arancione), la luce che in Previati “è sublimazione della vita in spirito, emanazione pura che annulla le differenze tra cielo e terra” (Vittorio Sgarbi).

Previati è morto nel 1920 a Lavagna, dove era solito trascorrere lunghi soggiorni estivi, e dove “tra i cieli tersi e sfavillanti della Liguria… conobbe e approfondì ulteriori possibilità del colore” (Federico Giannini). Sulla facciata della sua casa in riva al mare è stata posta una lapide in sua memoria.

Nicola Rossello

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