HomeMostre ed EventiA Chiavari la mostra "Compianto. Dolore & Speranza nell’arte fiamminga"

A Chiavari la mostra “Compianto. Dolore & Speranza nell’arte fiamminga”

Compianto sul Cristo morto

Il “Compianto sul Cristo morto” è un’opera di intensa forza drammatica ed emozionale, che esibisce appieno la vocazione realistica e descrittiva dell’artista. Un’opera calata in un’atmosfera di lutto profondo, capace di comunicare allo spettatore il senso del mistero religioso, esortandolo ad aderire al dramma, suscitando la sua compassione.

Il dipinto descrive l’episodio che segue la Deposizione dalla Croce e precede quello della Sepoltura. Il corpo senza vita di Gesù Cristo, le gambe unite e allungate, il braccio sinistro distaccato dal busto, organizza la composizione sulla sua diagonale. Intorno a lui, la Madonna, con un mantello azzurro, la testa inclinata e le mani sul petto a esprimere il dolore, sostiene il Figlio sulle proprie ginocchia, mentre Giovanni l’Apostolo ne sorregge il capo con un lenzuolo bianco. Alle loro spalle, sulla destra, il sepolcro scavato nella roccia. Più in lontananza la cima del Golgota, con le tre croci ormai vuote che si stagliano contro il cielo grigio. A sinistra si apre un ampio paesaggio, con alcuni soldati a cavallo che si dirigono verso la Gerusalemme biblica, raffigurata come una città medievale, con la sua cinta di mura e le sue torri. Sullo sfondo (che riecheggia lo stile leonardesco) la prospettiva atmosferica vela di tonalità azzurrate i monti più lontani che si perdono all’orizzonte.

Quella custodita dalla Società Economica di Chiavari è una copia di bottega di dimensioni quasi doppie del Compianto sul Cristo morto di Quentin Massys (Lovanio 1466 – Anversa 1530) conservato al Louvre e databile attorno al secondo decennio del XVI secolo. Altre repliche e varianti della composizione si trovano in vari musei: a Madrid, ad Anversa, a Ottawa. La tavola di Chiavari, di pregevolissima fattura, fu realizzata, a quanto pare, intorno al 1540, e dunque dopo la morte di Quentin Massys, forse per mano dello stesso figlio Jan (Anversa 1509 – 1575), che fu pittore di solido mestiere, a lungo attivo a Genova, dove, a Palazzo Bianco, si conservano diversi suoi dipinti: opere ormai assai lontane dalla lezione paterna (penso a La Carità o alla Madonna col Bambino) e in cui elementi legati alla formazione fiamminga si accordano alle istanze della cultura del manierismo romano, appresa dall’artista durante il suo soggiorno in Italia.

Vale la pena di ricordare che nella Genova della prima metà del XVI secolo – la Genova del pieno suo splendore economico e mercantile, quando intensi erano i rapporti commerciali con le Fiandre – era assai diffuso l’interesse per la pittura fiamminga. L’arte dei maestri del Rinascimento nordico, in particolare l’arte dei “primitivi” del Quattrocento, era apprezzata dai collezionisti genovesi. Si ammiravano in essa gli squillanti accostamenti cromatici, la virtuosistica resa dei particolari minuti, la capacità di calare la dimensione del sacro nella realtà quotidiana. Numerosi dipinti di Hans Memling, Gérard David, Joos Van Cleve, Jan Provost erano entrati nelle raccolte più prestigiose della città, così come nelle chiese e nei conventi.

Del quadro di Chiavari (a cui, dall’11 al 22 aprile 2025, nella Quadreria della Società Economica, in via Ravaschieri, è dedicata una mostra) poche sono le notizie certe. Forse fu eseguito ad Anversa su richiesta di qualche ricco collezionista genovese, ma la cosa non è sicura. È giunto alla Società Economica tramite lascito nel 1966. La sua acquisizione, unitamente a quella del Gabinetto d’amatore con asini iconoclasti di Frans Francken il Giovane, resta un esempio significativo di un gusto preciso, e di un’attenzione: l’attenzione verso una cultura figurativa che negli anni a cavallo tra l’autunno del Medio Evo e il Rinascimento ebbe un ruolo decisivo nello sviluppo dell’arte europea.

Nicola Rossello

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