
L’intento di Alain Tapié, il curatore della rassegna in corso a Firenze al Museo degli Innocenti, è di dare conto dell’importanza che la scoperta del paesaggio normanno ebbe per la pittura francese dell’Ottocento. Il titolo dell’esposizione non deve trarre in inganno: l’attenzione che gli scenari naturali della Normandia seppero esercitare sugli artisti del XIX secolo non riguardò in primo luogo né in modo esclusivo gli Impressionisti. Già nella prima metà del secolo Delacroix aveva preso a raccontare quelle contrade, così come aveva fatto quello straordinario pittore di marine che fu Boudin (in mostra diverse sue tele di buon livello qualitativo: Bassa marea, La fattoria di Sait-Siméon, Studio di mucche nella palude) e, assieme a lui, Courbet (La spiaggia a Trouville), e Corot (Trouville, Honfleur, barca in costruzione, Strada di villaggio in Normandia), e Daubigny (Porto fluviale vicino a Yport).
I paesisti della Scuola di Barbizon, in particolare, i primi ad aver utilizzato i principi dell’en plein air in modo sistematico, aspiravano a restituire alla visione di quegli ambienti naturali una sorta di purezza primigenia. Discostandosi dalle convenzioni accademiche, Corot e compagni intendevano conferire una nuova immediatezza lirica alla realtà quotidiana, prosaica, la quale, ai loro occhi, per essere rappresentata, non aveva affatto bisogno di dotarsi di alibi di carattere mitologico o storico o allegorico, che le conferissero quarti di nobiltà. La pittura di paesaggio, un genere da sempre ritenuto minore, acquisiva una dignità del tutto inedita.
Fu sulla scorta del nuovo modo di intendere gli ambienti naturali elaborato dagli artisti di Barbizon che Monet, Bazille, la Morisot, Renoir scelsero i villaggi e i litorali normanni per dare corpo a una pittura giocata sugli effetti della luce e dei colori, attenta a catturare, del luogo raffigurato, colto talora attraverso prospettive insolite, la verità dell’attimo: le variazioni luminose di un cielo in movimento, spesso ammantato di nubi, lo spumeggiare delle onde del mare, i riflessi delle luci sulle acque, sulle case, sul verde degli alberi e dei prati. Osservando e trascrivendo la scena dal vero, “in presa diretta”, il loro intento era quello di riprodurre sulla tela, in modo fedele, l’immediatezza della prima impressione, attraverso pennellate veloci, vibranti, frammentate, capaci di costruire l’immagine senza definirla nei particolari minuti, rinunciando a quella finitura levigata che era propria della pittura accademica.
La mostra di Firenze, visitabile sino al 4 maggio 2025, si compone di una settantina di opere provenienti in larga parte dalla collezione Peindre en Normandie. Accanto a lavori significativi degli artisti di maggior richiamo (su tutti, svetta lo splendido Étretat di Monet, un’immagine austera, vicina ancora alla monumentalità di Courbet, priva di ogni concessione alla retorica del pittoresco), la rassegna allinea un gruppo di quadri di pittori meno noti: Cals, Dubourg, Bonheur, Maufra… La stagione postimpressionista è rappresentata in mostra da Bonnard (Il Bacino degli Yachts a Deauville), Vuillard, Villon (Sotto la tenda, sulla spiaggia, Blonville).
A Firenze è anche esposto Ninfee rosa di Monet, proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. La tela è del 1897-1899.
Nicola Rossello