A Sestri Levante è entrata ormai a far parte a pieno titolo dell’incantato scenario della Baia del Silenzio. Chiunque si trovi a percorrere la spiaggia tra Portobello e il convento della Nunziata ha modo di ammirarne la presenza silente e discreta: è la statua del Pescatore intento a calare una rete in mare: un’esile figura in bronzo che, per la sua posizione sull’acqua, richiama immediatamente alla memoria la statua della Sirenetta di Copenaghen. L’autore dell’opera è Leonardo Lustig, uno scultore di origini tedesche, ma nato a Santa Margherita Ligure nel 1969 e attivo sul territorio ormai da lunghi decenni. Di lui, oltre al Pescatore, a Sestri Levante si conservano due altri suoi lavori importanti: il Roveto ardente, del 2000, collocato dietro l’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio, e, nel borgo di Trigoso, il Giovannino Guareschi, del 2020 (il romanziere che diede vita agli indimenticabili personaggi di Peppone e don Camillo è raffigurato bambino, mentre gioca con il cerchio lungo i ciottoli della piazzetta, a rievocare gli anni felici dei suoi soggiorni estivi al mare, ospite della canonica).
E a Sestri Levante, nella sala Riccio, si è tenuta sino al 14 settembre 2025 la mostra “La figura umana, creazioni scolpite”, dedicata all’attività scultorea di Lustig. Vi erano esposte opere di medie e piccole dimensioni in marmo di Carrara, pietra di Bedonia, barbiglio grigio. Tema dominante della rassegna: la figura umana: il suo faticoso emergere alla superficie, il conflitto che essa ingaggia per liberarsi dalla materia grezza: un conflitto che si traduce, talora, in opere volutamente inconcluse, dove nel “non finito”, nella mancata definizione delle superfici è da leggere un’inquietudine molto contemporanea, che tuttavia può vantare antenati illustri: Medardo Rosso, Auguste Rodin, Michelangelo…
L’attenzione alla figura umana conduce lo scultore lungo la via di una plastica di sapore classicista, lontanissima, dunque, dagli sperimentalismi della cultura delle avanguardie, dalla celebrazione delle forme non figurative che tanta parte ha avuto nell’arte del dopoguerra. In Lustig, per contro, i richiami, costanti e dichiarati, ai modelli della Grecia antica e della tradizione medievale, rinascimentale e manierista, vengono a essere interpretati con gusto moderno, traducendosi in un originale linguaggio evocativo e arcaizzante.
Come ben attestano i lavori esposti in mostra (si segnalano varie repliche in piccolo formato della Fanciulla al mare e del Pescatore), nella produzione scultorea di Lustig si può leggere la volontà di affrancarsi tanto dalle figurazioni di gusto veristico (ovvie le differenze di linguaggio e di tono tra il suo Pescatore e quello di Vincenzo Gemito), quanto dai canoni tradizionali dell’accademia: nulla di più estraneo al monumentalismo celebrativo della scultura accademica “ufficiale” della poetica leggerezza delle sue Fanciulle, Danzatrici, Donne che corrono. La ricerca espressiva di Lustig si nutre piuttosto di una matrice simbolista e mira alla stilizzazione delle forme, alla semplificazione dei volumi.
Nicola Rossello





