
Il Museo di Palazzo Vecchio ospita, dal 6 novembre 2025 al 6 gennaio 2026, la mostra “Boccaccio politico per la città di Firenze“, un percorso che restituisce la figura del grande autore del Decameron nella sua dimensione pubblica e civile.
L’esposizione offre l’occasione di riscoprire Giovanni Boccaccio non solo come scrittore e umanista, ma come protagonista della vita politica e amministrativa del Comune di Firenze nel pieno Trecento.
Attraverso documenti, manoscritti e testimonianze iconografiche viene ricostruito il volto politico dello scrittore di Certaldo, proponendo gli episodi più significativi della sua carriera pubblica tra incarichi diplomatici, missioni ufficiali e ruoli amministrativi ricoperti per la città.
“L’idea della mostra si fonda sui risultati della ricerca italiana e internazionale negli ultimi anni, che ha ampiamente messo in luce la varietà e l’interesse storico delle esperienze pubbliche di Boccaccio – dichiara il curatore Lorenzo Tanzini -. La testimonianza dei documenti e dei manoscritti esposti offre un’opportunità di cogliere con grande immediatezza quanto la storia letteraria e quella politica debbano essere intensamente intrecciate, per comprendere l’eccezionale vitalità del Trecento fiorentino”.
Con prestiti dall’Archivio di Stato, dalla Biblioteca Nazionale Centrale e dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze nonché dalla Biblioteca Capitolare di Verona, la mostra dedica ampio spazio alla cultura politica del tempo di Boccaccio, in cui l’impegno civico era considerato parte integrante della cittadinanza: nel Medioevo, infatti, la partecipazione alla vita pubblica rappresentava una responsabilità condivisa e un segno distintivo di appartenenza alla comunità.
Sulla scia dei successi paterni – che per primo aveva ottenuto la cittadinanza fiorentina e quindi la possibilità di accedere alle cariche pubbliche -, Boccaccio partecipò attivamente alla politica fiorentina assolvendo a compiti di gestione economica e militare, nonché – forte del suo sapere e della sua esperienza – a importanti incarichi diplomatici presso signori e potenti: basti ricordare le ambascerie presso i papi Innocenzo VI e Urbano V.
Tra i vari documenti in esposizione figurano il documento dei suoi obblighi fiscali in quanto cittadino della parrocchia di Santa Felicita; l’atto di acquisto della città di Prato da parte di Firenze, in cui compare come testimone per il Comune; l’affidamento della missione diplomatica presso i duchi tedeschi. A questi si affiancano rari manoscritti miniati nei quali il poeta è ritratto nell’atto di insegnare a un gruppo di frati o in interlocuzione con l’Imperatore, a rappresentare simbolicamente il suo ruolo per la città di Firenze, fino alla raffigurazione autorevole e solenne presente nel Filostrato della Biblioteca Nazionale Centrale, affiancata dallo scritto di Filippo Villani sugli uomini illustri della città, tra cui appunto il Boccaccio.
Un’ulteriore preziosa sezione della mostra trova sede all’Archivio di Stato, dove saranno esposti due preziosi e delicati pezzi: le borse dei quartieri fiorentini, dove al tempo della repubblica venivano poste le cedole dei nominativi di coloro che potevano essere estratti per le cariche pubbliche, e la provvisione con cui il governo fiorentino decise di voler riportare in Duomo le spoglie dei grandi intellettuali cittadini, ovvero il giurista duecentesco Accursio insieme a Dante, Petrarca, il poeta Zanobi da Strada e Giovanni Boccaccio “a perpetua memoria e a illustre fama” della città.
L’esposizione è promossa dal Comune di Firenze e organizzata da Fondazione MUS.E nell’occasione dei 650 anni dalla morte (1375-2025) e vede il patrocinio dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio e la collaborazione dell’Archivio di Stato di Firenze ed è curata da Lorenzo Tanzini con il coordinamento scientifico di Carlo Francini e Valentina Zucchi.




