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“Antonio Giuseppe Santagata. Artista multiforme” – Mostra a Recco

Antonio Giuseppe Santagata, I due ponti, Collezione del Comune di Recco
Antonio Giuseppe Santagata, I due ponti, Collezione del Comune di Recco

Nel 1943, costretto dagli eventi bellici, Antonio Giuseppe Santagata decide di lasciare Roma e fare ritorno in Liguria, nella casa che aveva acquistato anni prima sulle alture di Mulinetti, una frazione di Recco. L’allontanamento dalla capitale segna indubbiamente un decisivo punto di svolta per la biografia artistica del maestro genovese. Da questo momento la sua produzione pittorica si indirizza per strade diverse, più appartate e meditative.

Nato nel 1888 a Genova, formatosi all’Accademia Ligustica, allo scoppio della Grande Guerra Santagata era partito come volontario per il fronte dove fu ferito gravemente a una gamba. Al termine di una lunga degenza ospedaliera, nel 1921 si trasferisce a Roma. In breve tempo diventa uno dei protagonisti della scena culturale del suo tempo. Ottiene l’apprezzamento e il sostegno di Gabriele D’Annunzio e di Ugo Ojetti. Margherita Sarfatti lo convince a esporre assieme agli artisti del gruppo Novecento alle mostre milanesi del 1926 e 1929. Ha modo di collaborare con Marcello Piacentini.

A dargli fama e onori sono soprattutto le vaste composizioni ad affresco e a mosaico realizzate lungo l’arco di un ventennio per palazzi pubblici (in particolare, per le Case dei Mutilati) di Roma, Palermo, Milano, Ravenna, Venezia, Bergamo: grandi imprese decorative che faranno di lui uno degli esponenti più autorevoli del cosiddetto stile littorio, uno stile improntato a un linguaggio solenne, monumentale, magniloquente, che celebrava le glorie militari della Patria e i suoi eroi. Santagata arriverà a essere definito il “Giotto dei soldati”.

In Riviera Santagata torna a una più raccolta pittura da cavalletto, anche se poi negli anni a venire egli accetterà di misurarsi ancora con le volumetrie e il descrittivismo delle opere dei decenni precedenti, eseguendo cicli pittorici soprattutto a soggetto religioso (le decorazioni murali per il Santuario di Nostra Signora della Guardia a Genova, per la Basilica Regina degli Apostoli di Roma, per la chiesa parrocchiale di Recco), ma anche civile (gli affreschi per l’ospedale Galliera e il Palazzo Eridania a Genova).

La rassegna in corso in questi giorni al Palazzo Comunale di Recco (a cura dell’Associazione Culturale Le Arcate, con il patrocinio di Regione Liguria e dei Comuni di Recco e Camogli), visitabile sino al 10 novembre 2025, mette opportunamente a fuoco la produzione del Santagata degli ultimi anni della guerra e di quelli dell’immediato dopoguerra. Sono gli anni in cui l’artista, non più giovanissimo (Santagata ebbe una lunga vita operosa, prima di spegnersi a Mulinetti nel 1985), esegue una serie di tavole di piccole dimensioni che documentano con immediatezza di tratto, quasi reportage in presa diretta, gli effetti dei pesanti e ripetuti bombardamenti aerei che Recco ebbe a subire proprio a partire dal novembre del 1943. Sono immagini in cui lo sguardo dolente e partecipe del pittore, che di quei terribili eventi fu testimone, si posa sugli edifici segnati dalla distruzione per registrare con attonito stupore il senso della fragilità delle cose, la loro finitezza: Rovina Chiesa Parrocchiale, Casa dei Massa, Palazzo Massone e Torre

Accanto a questi dipinti, sono esposti in mostra studi dal vero di paesaggi e marine (Casa del Pittore, Tramonto su Camogli, Navi a Camogli…) risalenti agli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto. Sono fresche visioni del Golfo Paradiso fissate sulla tela con una costante attenzione ai valori atmosferici e cromatici; vedute e scorci paesistici composti da un Santagata che ritrae i luoghi del cuore con animo finalmente pacato, rasserenato.

Nicola Rossello

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