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I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia – Mostra a Rovigo

Oscar Ghiglia: La camicia bianca o Donna che si pettina, 1909, olio su tela, Viareggio, Istituto Matteucci - Mostra "I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d'avanguardia"
Oscar Ghiglia: La camicia bianca o Donna che si pettina, 1909, olio su tela, Viareggio, Istituto Matteucci

A Palazzo Roverella di Rovigo dal 17 settembre 2016 al 14 gennaio 2017 sarà possibile visitare la mostra “I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia“, curata da Giandomenico Romanelli. In esposizione in centinaio di opere, molte conosciute, altre da scoprire.
Una mostra di emozioni e di storie intense. Storie di artisti in fuga, da città, da legami, da loro stessi, in molti casi, e che trovano rifugio in riva al mare, quello potente della Manica o quello dolce e casalingo della Laguna veneziana.
A Pont Aven, sulla costa della Bretagna, Paul Gauguin giunse nel febbraio del 1888. Vi era già stato per un breve soggiorno due estati prima. Il sodalizio con Van Gogh nel frattempo era finito, l’olandese aveva scelto il sud della Francia, lui la Bretagna. Qui si era andato formando un eden primitivo e quasi incontaminato, popolato da una comunità internazionale di giovani artisti che, dipingendo spesso insieme, traevano ispirazione dal paesaggio e dalle loro comuni esperienze e riflessioni.
Alla loro ricerca sottendevano tensioni intellettuali. Molti cercavano la semplicità, nella vita così come nell’arte. Una semplicità fortemente creativa, tesa all’essenziale. Profeti di un nuovo che attingeva ad un primigenio, all’essenza. Pur in una visione assolutamente soggettiva della realtà e della natura essi cercavano anche di coglierne i significati simbolici nascosti.

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Il linguaggio del gruppo entrò anche in contatto con le poetiche del primitivismo e dell’esotismo assai in voga nell’Europa di fine Ottocento. Confluì in varie correnti artistiche e ne influenzò nascita e caratteri.
Su tutti spicca l’esperienza parigina dei Profeti, o meglio Nabis, dall’antico ebraico. Liberi dal naturalismo e dalla ‘imitazione’ della realtà, i Nabis crearono un linguaggio pittorico nuovo: colori intensi, profili marcati, rinuncia al dettaglio, esplosione di emozioni violente. Sarà una pittura sintetica ed elementare, frutto di una semplificazione fino all’essenziale (donde la definizione di Sintetisti per un gruppo di loro). Da questa visione uscirà l’esperienza dei Fauves e via via sino all’Art Nouveau, all’Espressionismo e all’astrazione.

Questi stimoli innovativi contaminarono l’Europa, senza tralasciare l’Italia. Ed è proprio sul versante nazionale che si concentra la seconda parte della mostra.
La “stagione bretone” dell’arte italiana tra gli anni ’80 dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo è ben individuabile. La si incontra in diversi artisti, o meglio in precise fasi della loro produzione.
Sono pittori che in molti casi hanno vissuto a Parigi e che nella capitale francese, o comunque oltralpe, hanno acquisito caratteri e cadenze linguistiche di inequivocabile qualificazione gauguiniana a Pont-Aven.
Non a caso la rassegna continua con Gino Rossi e la sua Burano. E, con lui, Arturo Martini e il gruppo gravitante su Ca’ Pesaro.

L’ultima parte della rassegna è un grande capitolo dedicato agli eredi di questo universo artistico. Il Sintetismo, calato nella nuova sensibilità borghese e moderna grazie a protagonisti come Paul Sérusier, Emile Bernard, Paul Elie Ranson, Maurice Denis e gli svizzeri Cuno Amiet e Felix Vallotton (presenti in mostra con celebri capolavori), vive una stagione straordinaria anche in Italia: Gino Rossi, Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di San Pietro, Mario Cavaglieri.
Sarà una scoperta per molti poter leggere sotto una nuova luce e grazie a un insolito e rivelatore punto di vista opere e artisti in grado di affacciarsi senza complessi d’inferiorità sul palcoscenico dell’arte mondiale in anni di rivoluzionarie esperienze culturali e morali.

Accompagnata da un catalogo edito da Marsilio, la mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi.

Durante la mostra sarà visitabile Palazzo Roncale, proprio di fronte a Palazzo Roverella, prestigioso palazzo del Cinquecento in cui sono esposti i capolavori della Collezione Centanini.

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