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Personale di Servet Koçyiğit alle Officine dell’Immagine di Milano

Servet Koçyiğit, Truth (Tree), 2011 c-print, 120x180 cm, ed. di 5 Courtesy l’artista e Officine dell’Immagine, Milano
Servet Koçyiğit, Truth (Tree), 2011 c-print, 120×180 cm, ed. di 5 Courtesy l’artista e Officine dell’Immagine, Milano

Le Officine dell’Immagine di Milano ospitano dal 27 novembre 2014 al 7 febbraio 2015 la personale di Servet Koçyiğit dal titolo “Truth Serum”, curata da Silvia Cirelli.

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L’esposizione presenta una selezione di opere tra fotografie, installazioni e video in grado di interpretare il suo percorso artistico più recente accentuandone l’impronta sarcastica e provocatoria.

La mostra si apre con la serie Truth del 2011, tre fotografie di grande formato in cui l’artista gioca sul tema del potere, della fama e sull’ingannevole transitorietà delle cose. Un gruppo di agguerriti giornalisti e cameramen sembrano spiare senza sosta un indefinito personaggio famoso, di cui non si vede e conosce nulla e del quale s’ignora persino l’esistenza. È l’ambiguità quasi feroce della smania di uno scandalo che diventa più importante della notizia stessa.

Si prosegue poi con Doc (2008), uno scatto realizzato sulle rive del Tigri, incentrato sul valore dell’acqua in alcune culture orientali e sulle sue connotazioni sociali e religiose, riprese qui con una connotazione sarcastica.

Oltre alle fotografie Night Shift del 2012 e Mountain Zebra del 2008, l’esposizione presenta Sometimes (2005), un’installazione interamente cucita a mano che riporta la frase “Qualche volta controllo il frigorifero dieci volte per vedere se è davvero chiuso”. L’opera è dettata da un ironico paradosso di fondo: se da un lato l’atto compulsivo di controllare il frigorifero viene paragonato al metodico ricamo delle lettere – realizzate in lunghi mesi di lavoro -, dall’altro la banalità del messaggio vuole quasi sminuire il valore stesso dell’opera riducendola a semplice decorazione.

Il percorso si chiude infine con gli inediti 99 years e Orbit (2014), un video e un’installazione. In questo caso, Servet Koçyiğit si sposta verso una riflessione di carattere mitologico, indagando sul mistero della creazione del mondo, sulla dimensione sospesa del tempo e soprattutto sull’interpretazione del dualismo uomo – donna e i rispettivi equilibri relazionali.

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