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Un vulcanico week end alle isole Eolie

Isole EolieLa gita in programma per questo fine settimana, con il CAI (Club Alpino Italiano) di Cosenza, è alla volta di Vulcano, l’isola delle Eolie più vicina al porto di Milazzo.
Si parte con l’autobus a mezzanotte e un quarto da Cosenza. Si parla dell’arrivo di “domani” ignari del fatto che le 24 ore del venerdì sono finite ed è già “domani”, anche se a noi sembra che questo venerdì si prolunghi ben oltre i suoi limiti abituali.

All’arrivo a Milazzo, verso le cinque del mattino, con facce più o meno  stravolte, componiamo una fila che ondeggia, trascinando trolley o sostenendo zaini e zainetti. Alla vista di un bar e all’odore dei cornetti caldi, un’onda di sollievo percorre rapidamente il gruppo. Il cappuccino e la sorpresa di un cornetto alla crema d’arancio o di limone sono la prima, corposa ricompensa alla fatica di arrivare fin qui.

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Il traghetto ci porta all’isola in una mezz’ora o poco più. La vista della terra è salutata da un grido che sveglia i molti assonnati. Si prende posto in hotel, proprio di fronte la banchina del porto di Levante, dove il nostro traghetto ha ormeggiato.
Mattinata grigia, poca visibilità, qualche goccia di pioggia già nell’aria. Gli organizzatori  anticipano la salita al cratere. Scelta saggia. Nel corso del pomeriggio, infatti, la situazione sarà destinata a peggiorare sensibilmente.

Isole Eolie, Faraglioni di LipariAppena iniziamo la salita, tuttavia, la pioggia comincia a farsi sentire e ci accompagnerà fino in cima, dove ci attende lo spettacolo delle fumarole. Mentre saliamo, la vista prende a spaziare sull’isola e, nonostante la scarsa visibilità, scorgiamo l’abitato, il porto, il nostro albergo, la piscina dei fanghi, la parte dell’isola che si spinge verso Lipari, denominata Vulcanello per la presenza di una bocca di dimensioni minori, la stessa Lipari con i suoi Faraglioni, stranamente somiglianti alle omonime formazioni dell’isola di Capri, le due cime di Salina.

All’arrivo in cima, dopo un’ora di cammino circa, vincendo pendenze che ad alcuni appaiono impegnative, ci colpiscono, dopo averci avvisato lungo il tragitto, le lingue di fumo che fuoriescono, con viva forza,  dalla roccia, lungo il bordo del cratere. In molti,  attrezzati di macchine fotografiche, si  producono in riprese  da ogni angolazione. Altri posano in attesa del loro istante di celebrità.

L’odore è intenso e pungente, ma lo spettacolo è grandioso. Secondo il vento si osserva ora una parte, ora l’altra del cratere, poi il cratere tutto intero. Penso quanto l’immaginazione degli antichi debba essere stata eccitata dalla vista di questi fenomeni, e a come abbiano saputo rielaborare queste esperienze in chiave mitica. E’ una vista davvero unica per la quale valeva senz’altro la pena di essersi spinti fin qui. Senza contare quello che ci attende di lì a poco, dopo la discesa: un pranzo luculliano in cui il sapore delle olive e dei capperi, unito al pomodoro fresco, fanno di quel primo piatto un’esperienza indimenticabile. Verranno poi i tranci di pescespada e per altri i calamari o le spigole. Il tutto innaffiato da buon vino bianco profumato di malvasia e… inebriante.

Isole Eolie, VulcanoLa pioggia, intanto, continua a cadere inesorabile e, di fronte alla prospettiva di un pomeriggio in camera da letto, sia pure con vista sul porto, alcuni (pochi) intrepidi, segnatamente io, mia moglie,  l’implacabile Fulvia e l’ansimante Nadia, ci avviamo per una sorta di periplo di Vulcanello, seguendo l’unica strada ad anello e alla ricerca della cosiddetta valle dei mostri. Quando ormai stiamo per abbandonare l’impresa ci si presenta un viottolo laterale che, dopo pochi passi, ci porta di fronte a queste formazioni di roccia scavata dagli elementi fino a formare strane figure. La più evidente è quella che rassomiglia ad un orso che si alza in piedi o, vista da vicino, ad un enorme scoiattolo dentato.

Al ritorno, c’è appena il tempo di riposare un po’ e di cambiarsi prima di andare ancora da “Vincenzino”, ovvero al ristorante, per esagerare con una cena paragonabile al pranzo, con tanto di scelta finale fra vari dessert. Ho la prudenza di chiedere una bustina di digestivo, prima di alzarmi: mi sarà d’aiuto per dormire.
C’è chi poi, nell’alzarsi,  non sa evitare di danneggiare le suppellettili del ristorante … e tira giù dal muro un pesce di porcellana. Il povero pesce dovrà nuotare senza pinne d’ora in poi. Sarà il segnale di una conclamata ubriachezza? O semplice stanchezza, dopo un pomeriggio di shopping fra le viuzze del piccolo centro?

Isole Eolie, il porto di VulcanoIl giorno dopo si riapre … con altra pioggia. Ma i devoti dello shopping, approfittando di alcune pause, si tuffano nei piccoli bazar che circondano la zona del porto.
Quanto a me e mia moglie, percorriamo per una mezz’ora la strada che dal porto va verso la parte opposta dell’isola, passiamo sotto il vulcano e prendiamo a salire fino a scorgere, oltre a Lipari, Panarea e Stromboli, la cui caratteristica forma conica ci è familiare, perché visibile dalla Calabria tirrenica nelle giornate particolarmente terse.

E’ tempo di rientrare. Fra gli eucaliptus e i fichi d’India, l’agave e le acacie che ci accompagnano lungo i bordi della strada, gettando ancora uno sguardo al panorama e respirando l’aria fresca e profumata di mare dell’isola, ci avviamo verso l’albergo ripromettendoci di tornare.

Sulla via del ritorno, in attesa del traghetto, a Messina, memorabili le incursioni in pasticceria di alcuni componenti del gruppo. Mi tengo alla larga dall’ennesimo abuso mangereccio con un vade retro definitivo.
Riesco, all’arrivo, e senza troppa fatica, anche a saltare la cena. Per una notte il mio stomaco si nutrirà della memoria (e delle riserve caloriche accumulate) di questa magnifica due giorni “vulcanica”.

Vincenzo Continanza

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