HomeIn primo pianoEdgard Chahine (1874 – 1947). Figure parigine del primo Novecento

Edgard Chahine (1874 – 1947). Figure parigine del primo Novecento

Edgard Chahine (1874 – 1947), Bar Americano, puntasecca, mm 401×281, Acquisto Biennale 1901, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte ModernaRimane aperta al pubblico, dal 20 dicembre 2007 al 24 febbraio 2008, a Venezia, presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, la mostra Edgard Chahine (1874 – 1947). Figure parigine del primo Novecento.
Nella Parigi del primo decennio del Novecento, Edgard Chahine era più noto di Bonnard, disegnatore adulato del bel mondo, incisore di abilità prodigiosa, illustratore dei libri di Huysmans e di Barrès, amico e sodale di Anatole France, assiduo frequentatore, fino al 1926, di ogni Biennale. Tramontata la Belle Epoque, anche il suo astro si eclissa e morirà dimenticato nel 1947.

Di lui il gabinetto grafico della Galleria conserva oltre sessanta incisioni – acquisti a diverse edizioni della Biennale o doni dell’artista – che documentano efficacemente la sua produzione degli anni d’oro, dal 1900 al 1920, di cui questa mostra presenta una selezione centrata su alcuni temi e soggetti parigini.

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Si inaugura  così anche a Ca’ Pesaro la felice scelta, sperimentata con successo a Ca’ Rezzonico, di riscoprire e proporre a scadenza periodica i tesori dei fondi preziosi e vastissimi dei  Musei Civici veneziani.

Edgard Chahine (1874 – 1947), Ginetta, puntasecca, mm 217×317, Dono dell’artista 1921, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte ModernaLe trentaquattro opere in mostra, centrate su soggetti parigini, ben illustrano alcune caratteristiche peculiari del linguaggio di Chahine. Nelle prime prove è geniale evocatore di  periferie, emarginazione, venditori ambulanti, circhi di strada; così ottiene i primi riconoscimenti che lo introducono nel bel mondo parigino di cui presto diventerà il disegnatore formidabile e conteso. Nel mutare dei soggetti, permangono intatti l’acutissimo spirito d’osservazione, la sbalorditiva sapienza di segno, la capacità d’introspezione psicologica: denominatore comune è dunque l’occhio dell’artista, in cui qualunque scena può convergere, esser trattata ed empaticamente restituita, attraverso quel suo segno duttile, che si adatta all’espressione  e domina tutte le tecniche dell’incisione – dall’acquaforte alla puntasecca, dall’acquatinta alla ceramolle – alternate o insieme, per ottenere neri vellutati o tratteggi sottili, gamme dei grigi o contrasti di chiaroscuro.

Ecco allora la vaporosa leggerezza della danzatrice di can can o le  giovani donne all’ultima moda, in abiti eleganti o in primi piani, o al caffè o all’opera, ecco certi scorci di vie parigine, ecco i ritratti degli amici, il pittore (Alfred Stevens), l’attore (W. Lérand) lo scrittore e sodale nell’impegno civile (Anatole France).

Alle grafiche di Chahine sono accostate in mostra, per assonanza di temi e soggetti, due coeve sculture rispettivamente del russo Paul Troubetzkoy (Intra 1866 – Suna 1938) e dell’inglese George James Frampton (Londra 1860 – 1928).

Edgard Chahine, nasce  a Vienna per caso, nel 1874 o 1875 durante un viaggio in Europa dei genitori, armeni residenti a Istanbul, dove il padre dirige la Banca Ottomana e dove egli studia fino a diciassette anni per poi continuare la formazione a Venezia, dove alloggia dai padri Mechitaristi armeni e frequenta l’Accademia di Belle arti, con lo  scultore Antonio dal Zotto e il pittore Antonio Paoletti. Dal ’95 è a Parigi, dove frequenta  la Académie Julian – culla del movimento Nabis e che annovera, tra gli altri, artisti come  Duchamp, Villon, Vuillard,  Matisse e, più tardi,  Dubuffet. Qui Chahine studia con i Laurens e con Constant, pittore orientalista e incisore. Per la Société des Artistes français di cui fa parte dal 1896 al 1899, realizza un’acquaforte (Studio di miserabili) che gli vale un contratto con l’editore di stampe Edmond Sagol. Abbandona quindi progressivamente la pittura per dedicarsi all’incisione e, nel giro di pochi anni, diventa uno dei grafici più alla moda di Parigi, vince una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e una alla Biennale di Venezia del 1903, dove espone ininterrottamente dal 1901 al 1926. È anche ritrattista e illustratore di opere di autori come Anatole France, Barrès, Mirbeau, Huysmans, Colette e altri. Dal ’25 cittadino francese, non dimentica le sue origini e, da “socialista romantico”, è attivo militante in favore della causa armena. Tramontata la Belle Epoque, anche il suo astro si eclissa e morirà dimenticato a Parigi nel 1947.Lascia un corpus di 800 stampe e circa 300 tra dipinti, pastelli, tempere. Le raccolte di incisioni più note sono Les Forains à Paris (110 tavole ), le Impressions d’Italie (50 tavole del 1907), una serie di vedute veneziane.
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