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Novecento a Napoli, un nuovo museo nella città partenopea

A Napoli, venerdì 5 marzo 2010, apre al pubblico un nuovo museo che intende documentare quanto realizzato nella città partenopea nel corso del Novecento da quegli artisti che si sono applicati soprattutto o quasi esclusivamente in pittura, scultura e in varie sperimentazioni grafiche.
Nato da un progetto di Nicola Spinosa, il museo è realizzato negli spazi del Carcere Alto di Castel Sant’Elmo adiacenti la Biblioteca e la Fototeca di Storia dell’Arte e va ad aggiungersi alle altre strutture affini dipendenti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli.

Per questo  nuovo  museo sono state selezionate ed esposte circa 170 opere realizzate da 90 artisti napoletani, ma con l’aggiunta anche di alcune presenze di artisti non napoletani, che con ruoli diversi furono attivi in città. Si tratta di un nucleo di dipinti, sculture, disegni o incisioni costituito integralmente con opere provenienti dalle stesse raccolte museali della Soprintendenza, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e, soprattutto, con donazioni o con la formula del ‘comodato’ di generosi artisti e collezionisti privati.

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La scelta degli artisti e delle opere è stata curata da Angela Tecce, direttrice del complesso di Castel Sant’Elmo, con la collaborazione dello stesso Nicola Spinosa.

Novecento a Napoli si articola attraverso un percorso cronologico suddiviso per sezioni: dalla documentazione della Secessione dei ventitré (1909) o del primo Futurismo a Napoli (1910-1914) al movimento dei Circumvisionisti e del secondo Futurismo (anni Venti-Trenta); dalle varie testimonianze su quanto si produsse tra le due guerre alle esperienze succedutesi nel secondo dopoguerra (1948-1958), dal Gruppo ‘Sud’ al cosiddetto Neorealismo, dal gruppo del M.A.C. all’Informale o al Gruppo ’58. Seguono le sezioni riservate agli anni Settanta, con particolare riferimento, ma non solo, alle Sperimentazioni Poetico-visive e all’attività dei gruppi legati alle esperienze condotte nel campo del sociale. Fino all’ultima sezione, dove è documentata l’attività di quanti, pur continuando a operare dopo l’Ottanta sperimentando linguaggi diversi, si erano già affermati in città in quel decennio, prima che il terribile sisma del 23 novembre colpisse e segnasse nel profondo realtà e prospettive di Napoli e di altre aree meridionali.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Electa.

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