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Roma celebra Guercino. A Palazzo Barberini una mostra dedicata al maestro di Cento

Saul tenta di uccidere David con la lancia, 1646, Olio su tela, cm. 147x200, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini

Una lacrima, per iniziare. La memoria spesso è in difficoltà quando, di tanta bellezza nella vista dell’esposizione del Guercino, è chiamata a contenere tutti i particolari e le raffigurazioni presenti nelle opere. La grande pittura è “universo”. Troppo grande per serbarne preciso il ricordo. Troppo ricca di gesti e colori, di sensazioni ed emozioni, da lasciare la mente esiliare. Allora resta qualcosa, un particolare inspiegabile si fissa nella mente e nel cuore, una lacrima appunto, quella di San Pietro Piangente, così lieve, ma forte nella sua carica espressiva, nella sua verità di rappresentazione. Quella lacrima diventa una formula magica, “l’apriti Sesamo” sul mondo del Guercino, meraviglioso ed emozionante; oggi visitabile in una mostra a Roma, a Palazzo Barberini.
Iniziamo da qui, come viaggiatori tra Cento, che ha dato i natali al Guercino e dove precocemente ha sviluppato le sue doti di grande artista, e Roma, città che lo ha consacrato definitivamente tra i “divini maestri”. Un viaggio virtuale tra le sale di Palazzo Barberini per ammirare una selezione di opere, provenienti dai musei e collezioni delle due città, che spaziano lungo tutto l’arco della vita dell’autore. Una grande occasione per rivivere la sua pittura, gustarne l’evoluzione, lasciarsi ammaliare dalle tonalità e i cromatismi del tutto originali, felice sintesi stilistica tra l’idealismo di Carracci e il naturalismo di Caravaggio, con influenze di luminismo veneziano.

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Per necessità di eleganza, lo chiameremo con il suo nome di battesimo, Francesco Barbieri, con il quale del resto firmava le sue opere. Il nomignolo Guercino gli è stato attribuito per il difetto dello strabismo.

Il percorso espositivo comprende 36 opere, tra cui quelle alla “prima maniera”, dipinte con uno stile “tutto fondato sul naturale, dal quale religiosamente – rileva il Calvicopiava ogni cosa nella sua stessa rozzezza” e che “prese poco a poco tal padronanza e tale ardimento di colore, che quasi un altro Caravaggio a tutti diede nell’occhio, e venne meritamente ad incontrare l’universale approvazione”.
Possiamo, poi, vedere i capolavori degli anni romani, che ci rivelano un graduale cambio di stile. Il Barbieri comincia a dipingere in modo più classico, con figure e temi maggiormente idealizzati. Mahon  ha sostenuto che la differenza rispetto alla produzione giovanile è probabilmente dovuta all’importanza della commissione. Infatti, l’opera che segna uno spartiacque tra i due periodi è Santa Petronilla sepolta e accolta in cielo, destinata alla basilica di San Pietro e oggi conservata alla Pinacoteca Capitolina.
Gli anni successivi al soggiorno romano saranno caratterizzati da un intenso classicismo, con prevalenza di cromìe tenui e delicate ed una complessiva raffinata eleganza formale. Si ispirerà a Guido Reni, dopo la sua morte, proponendosi come il continuatore ideale dello stile espresso dal maestro bolognese.
Le opere presenti in mostra documentano questo percorso creativo. Si gustano nella loro singolare bellezza, che trafigge gli animi delicatamente come la lancia di Re Saul nel dipinto Saul tenta di uccidere David con la lancia; con la differenza che rispetto al Re d’Israele, la lama della pittura di Barbieri squarcia e lascia il segno. Basti pensare al Paesaggio al chiaro di luna, una delle opere in assoluto da amare, in cui l’artista, prima di Chopin o di Leopardi, è riuscito a rappresentare tutta la poesia della notte lunare. Sebbene il dipinto non sia tra quelli esposti, si possono comunque apprezzare, in buona parte delle tele presenti a Palazzo Barberini, le gamme cromatiche del blu tipiche del Barbieri e simili a quelle del Paesaggio.

Una mostra da vedere e da vivere. Nessun catalogo, infatti, potrà restituirci lo stesso dialogo interiore che si ha di fronte a queste opere. Alla maniera di Talleyrand, che in punto di morte, aiutato da un servitore, andò a salutare i suoi quadri ad uno a uno, noi sentiamo il bisogno di ringraziare quei dipinti dal vivo, per la ricchezza ed i mondi in cui ci hanno sospinto, anche se per pochi attimi.

Diego Pirozzolo

La mostra “Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma”, curata da Rossella Vodret e Fausto Gozzi, è aperta al pubblico dal 16 dicembre 2011 al 29 aprile 2012 a Palazzo Barberini in Roma.

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