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Padova | Ospiti al Museo. Maestri veneti dal XV al XVIII secolo tra conservazione pubblica e privata

Alessandro Varotari detto Il Padovanino, Ecuba e Priamo, Tela

I Musei Civici degli Eremitani, a Padova, dal 31 marzo al 17 giugno 2012 presentano la mostra “Ospiti al Museo. Maestri veneti dal XV al XVIII secolo tra conservazione pubblica e privata”, a cura di Davide Banzato ed Elisabetta Gastaldi.
Capolavori appartenenti alle collezioni museali sono chiamati a dialogare con opere – degli stessi autori e dello stesso contesto artistico – attualmente disponibili presso alcuni fra i più noti antiquari del panorama nazionale.

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In mostra una sessantina di opere tra dipinti, sculture e bronzetti di grandi artisti, fra i quali Jacopo da Montagnana, Andrea Briosco, Alessandro Vittoria, Paolo Veronese, Palma il Giovane, Padovanino, i Liberi, Giulio Carpioni, Francesco Guardi e molti altri.

Sarà esposto l’Ecce homo, che rappresenta, secondo Bernard Aikema, “un apice del tardissimo periodo di Paolo Veronese …, eccellente esempio della pietas della fase tarda del pittore”; splendida, inoltre, è la statuetta in ottone raffigurante un Caprone attribuita al Riccio, che rimanda ai capolavori dell’artista presso la Basilica del Santo.

Di Francesco Guardi è la piccola tela devozionale con la Madonna orante, riferibile alla piena maturità del Maestro e caratterizzata da una pennellata ricca ed elaborata, ma stesa con incredibile velocità. Potranno affascinare alcune rarità come il Profilo di figura femminile in marmo bianco di Antonio Minelli, in relazione con quell’ambiente erudito veneziano che amava i ritratti classici, ideali (ricordiamo i lavori dello scultore per la cappella dell’Altare del Santo a Padova, in collaborazione con il padre, o il Mercurio del Victoria and Albert Museum di Londra, eseguito per il celebre umanista veneziano Marcantonio Michiel) o come la placchetta in argento dorato, realizzata dal Moderno, raffigurante la Madonna con il Bambino e santi: unica altra redazione antica oggi nota di questo soggetto, oltre all’esemplare conservato al Kunsthistorishes Museum di Vienna.

E poi i ritratti: quello di Giuseppe Nogari raffigurante – secondo l’intuizione di Federico Zeri – Cristoforo Colombo e proveniente dalla collezione di Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone I, e quello interessantissimo di Marco Bembo attribuito al friulano Sebastiano Bombelli. Bombelli  aveva ottenuto immediatamente uno straordinario successo nella ritrattistica e, avendo già  raffigurato il Bembo in un quadro ufficiale destinato a Palazzo Ducale nel 1667-78, non è improbabile che il nobiluomo abbia affidato a lui anche il ritratto privato.

Così, se la presenza del ritratto di Bembo consente indirettamente di confermare l’attribuzione al Bombelli del Ritratto di giovane gentiluomo dei Civici Musei di Padova,  una bella tela del Padovanino, raffigurante Ecuba e Priamo – collocabile agli inizi del quarto decennio del Seicento, in una fase di libera rielaborazione dell’artista dei modi tizianeschi –  viene accostata in questa occasione alla Sacra Famiglia dei Musei Civici che si pone a conclusione di questa evoluzione stilistica del pittore.
E ancora, la Salomè con la testa del Battista di Pietro o Marco Liberi – sempre delle collezioni museali patavine – ha un riscontro interessante nell’Allegoria della Pittura degli stessi artisti, attualmente sul mercato, per gli elementi di maniera e il gusto pittorico che sembra ormai volgere in entrambi verso il barocchetto del figlio Marco.

La mostra è promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura e dai Musei Civici – con il contributo di Fondazione Antonveneta e R.W.S. srl.

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