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Ritratto di una collezione

Giovanbattista Piazzetta: San Francesco di PaolaIn programma a Padova, presso Palazzo del Monte, dal 17 marzo al 31 luglio 2012, due mostre per celebrare i primi vent’anni di attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

La prima mostra, “Ritratto di una collezione”, ricorda, attraverso un’accurata selezione di 60 opere d’arte della propria collezione, la storia antica di cui la Fondazione è l’ultima erede.
L’arco temporale coperto dalle sessanta opere scelte è molto ampio: più di mezzo millennio di storia dell’arte.

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Un elemento salta subito all’occhio scorrendo l’elenco degli artisti esposti: quello della presenza emiliana, accanto alla naturale e dominante presenza di artisti veneti.
La Serenissima certo è stata un forte attrattore di artisti provenienti da fuori dei suoi confini e gli emiliani furono tra i principali ma non unici. Il territorio di Padova e Rovigo poi è confinante con l’Emilia ed erano abbastanza comuni i matrimoni tra rampolli di casate venete ed emiliane, fattori che, uniti, spiegano la presenza di maestri d’Oltrepò nella collezione padovana. A partire dal grande telero raffigurante l’intercessione di San Domenico per porre fine alla peste che colpì Padova nella prima metà del Seicento dipinto da Luca da Reggio, alla drammatica raffigurazione di Assalonne che fa uccidere il fratello Amnon, mirabile opera di Guercino.
Ma il gusto per l’area emiliano toscana sembra continuare anche in epoca unitaria com’è confermato dalle opere di Silvestro Lega e Giovanni Fattori in collezione e in mostra.

A far la parte del leone è la pittura veneta con protagonisti e comprimari: tra i nomi citiamo Tintoretto, Strozzi, i Da Ponte, Marco Liberi, Pellegrini e Pagani, Marco Ricci, Giovan Battista Pittoni, Rosalba Carriera, Giambattista Piazzetta, Zais e Bison, Zanchi, e poi ancora Oreste Da Molin, Giovanni Manzoni, Cesare Laurenti e Mario Cavaglieri, gloria rodigina.
Il Futurismo è ben rappresentato da Tullio Crali, mentre il secondo dopoguerra offre una sequenza di opere, a ricordare l’importanza del gruppo N e dell’optical, con Biasi, Castellani e gli altri protagonisti.

L’altra mostra, invece, documenta, attraverso 20 fotografie, ciò che la Fondazione ha realizzato in questi vent’anni nel territorio di Padova e Rovigo.

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