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I paesaggi di Carrà. 1921-1964, mostra al Museo d’arte di Mendrisio

Carlo Carrà: I nuotatori (Bagnanti), 1932, olio su tela, 63.5 x 108.5 (MART, Museo d’arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto)
Carlo Carrà: I nuotatori (Bagnanti), 1932, olio su tela, 63.5 x 108.5 (MART, Museo d’arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto)

I paesaggi di Carlo Carrà saranno in mostra al Museo d’arte di Mendrisio dal 22 settembre 2013 al 19 gennaio 2014.
L’esposizione, curata da Elena Pontiggia e da Simone Soldini, in collaborazione con Chiara Gatti e Luca Carrà, presenta alcune importanti opere di questo grande protagonista della pittura moderna europea, come Pino sul mare 1921, Crepuscolo 1922, L’attesa 1926, L’estate 1930, I nuotatori 1932, Capanni al mare 1927, Canale a Venezia 1926, Lo Squero di San Trovaso 1938, I contadini della Versilia 1938.

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Carrà fu tra i fondatori del movimento futurista nei primissimi anni del ‘900. I viaggi nelle capitali europee, ma soprattutto a Parigi, dove frequentò tra gli altri Apollinaire e Picasso, lo misero in contatto con le altre avanguardie europee, facendolo conoscere internazionalmente. La prima guerra mondiale sancì la fine del Futurismo e determinò l’inizio di un breve, fecondo periodo metafisico in cui Carrà entrò in stretti rapporti con i fratelli De Chirico. Gli anni tra il 1915 e il 1920 furono un momento decisivo, di svolta, per l’uomo e per l’artista. Legatosi d’amicizia con Soffici e Papini, Carrà cominciò un intenso periodo di meditazione sulla pittura italiana del ‘300 e del ‘400 che sfociò nei sorprendenti scritti su Giotto, Paolo Uccello, Piero della Francesca e Masaccio. Il recupero in chiave moderna dei “primitivi”, e in primo luogo di Giotto, lo condusse a una pittura – come ebbe a dire – di «forme primordiali», dove la natura si rivela in tutta la sua essenza spirituale. Sintesi, forza plastica, spazialità, architettura accordata a colori tonali: cominciava su queste basi la terza, più lunga e più intensa stagione, quella del «realismo mitico».

Il paesaggio fu spunto continuo di sperimentazione; da una pittura di sintesi Carrà poteva passare a una forma mediata di impressionismo, da un’immagine realista a una visione onirica e surreale, sempre ottenendo risultati di straordinaria intensità.
In questo concetto di rappresentazione mitica della natura rientrò, a partire dalle grandi composizioni d’inizio anni ‘30, anche la figura: Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia sono alcuni capolavori di questo genere, ben documentato in mostra.
Grazie ai contributi dell’Archivio Carrà, degli Archivi del ‘900 del MART e del Gabinetto Vieusseux di Firenze si è potuto allestire per l’occasione una sezione dedicata alla figura – importantissima – del Carrà teorico e pubblicista attraverso un vasto e prezioso materiale documentario.
A margine della retrospettiva viene presentata una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il 1920 e il 1950, che intende gettare un po’ di luce sulla grande influenza esercitata da Carrà su un contesto locale, di provincia italiana del Nord come il Ticino; cioè, sul suo determinante ruolo nel passaggio da un’arte ancora ottocentesca ad una moderna.

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