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La quinta stagione, film di Peter Brosens e Jessica Woodworth. Una riflessione etica sull’avvenire dell’ambiente e dell’Uomo

Una scena del film La quinta stagione

La quinta stagione prosegue il discorso sul rapporto tra uomo e natura che Peter Brosens e Jessica Woodworth avevano già condotto nelle loro opere precedenti, e si propone, dopo Khadak e Altiplano, come il terzo, conclusivo capitolo di un’ideale trilogia.

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Adottando i modi dell’apologo morale, la pellicola sviluppa con tono ammonitore una riflessione etica sull’avvenire dell’ambiente e dell’Uomo, dando corpo alle paure millenaristiche sui rischi della fine della civiltà e del ritorno a uno stato di barbarie cui potremmo andare incontro in un domani più vicino, forse, di quanto non si creda.

L’assunto teorico assume nel film una rilevanza ben maggiore rispetto alla dimensione narrativa. L’intreccio è volutamente esile (a tratti persino sfilacciato), non lineare e quasi privo di eventi forti. Brosens e la Woodworth rinunciano alla psicologia e alle mediazioni tradizionali: ricusano gli schemi e i cliché che altrove – in certo cinema catastrofico americano, ad esempio – sono utilizzati come concessione demagogica allo spettatore. Il quale spettatore, privato qui dei punti di riferimento consolidati, messo in crisi dal carattere esoterico del racconto, sarà indotto a elaborare il proprio sconcerto individuando da sé nuove e personali ipotesi di lettura che gli consentano di orientarsi all’interno della storia.

Quello che gli autori inseguono è la possibilità di suscitare nel pubblico un’emozione forte adottando un’impaginazione visiva densa e, al tempo stesso, rigorosamente austera. Le inquadrature del film, d’indubbio splendore figurativo, si alimentano alla visionarietà dei grandi maestri fiamminghi del Cinquecento (Bruegel, soprattutto), riletta attraverso il cinema sontuosamente contemplativo di Tarkovski, di Angelopulos, di Herzog (il richiamo a Cuore di vetro investe anche il piano narrativo). L’intento è quello di conciliare suggestioni estetiche eterogenee – dai motivi folclorici a quelli antropologici, alle citazioni e ai rimandi letterari, pittorici, cinematografici “colti” –, per descrivere un’apocalisse lenta, misteriosa, implacabile, terrificante.

La terra, all’improvviso e senza un perché, si ribella all’uomo: marcisce, non dà più i suoi frutti. Il ciclo delle stagioni si arresta. La piccola comunità di uno sperduto villaggio rurale delle Ardenne, incapace di decifrare i segni della spaventosa situazione in cui è precipitata, sprofonda progressivamente nella fame, nell’abiezione, nel caos, abbandonandosi da ultimo alla follia collettiva, arrivando a mettere in atto insensati rituali di violenza e di morte. Un innocente viene eletto, in quanto straniero, a capro espiatorio e immolato come vittima sacrificale nel corso di un cerimoniale di sangue. Qualcuno parte alla ricerca di un improbabile luogo di speranza.

Una parabola amara, inquietante.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: La quinta stagione
Regia: Peter Brosens & Jessica Woodworth
Cast: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van Den Begin, Bruno Georis, Nathalie Laroche, Véronique Tappert, Robert Colinet, Delphine Cheverry, Pierre Nisse, Michel Charles, Lenka Brosens, Damien Marchal, Marie-Noëlle Dourtreluingne, Jamal Hallouzi
Durata: 93 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: Nomad Film
Data di uscita in Italia: 27 giugno 2013

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