Presso l’Officina delle Zattere a Venezia dal 27 giugno al 27 luglio 2014 è in programma la mostra collettiva “Materia Madre”, a cura di Barbara Vincenzi con la collaborazione di Robert Phillips.
La mostra si snoda in un percorso di tredici artisti tra scultori e pittori, tutti selezionati per il loro uso della materia.
Sarà presentato lo scultore rumeno Stefan Ghitan, con una produzione di sculture in ferro che tendono alla sintesi essenziale delle forme; Antonio Nepita che predilige anch’egli l’essenzialità simbolica della forma mettendo in luce le potenzialità materiche della carta e del ferro in un’analisi intima tra ricordi vissuti e memorie arcaiche; Leonardo Martellucci si adopera con la scultura e pittura utilizzando i più svariati materiali, tra cui legno e polistirolo; Vincenzo Vavuso imprigiona la sua rabbia verso il mondo politico, nella materia, in un silenzio che né è forza e testimonianza; Roberto Tirabasso imprime nel gesso passaggi e squarci, ferite dell’esistenza, utilizzando anche il cellophane e creando nuovi concetti interpretativi. Lo svizzero Sebastian Burckhardt lavora con elementi naturali, alghe legno e pietre cui aggiunge l’acrilico in composizione da cui traspirano gli odori della terra, mentre Laura Fortin ci dona immagini materiche di grigi e neri violenti in rappresentazioni mentali e trasmissione di emozioni interiori.
Per Walter Ochs è un continuo esplorare concetti primari in un camuffamento di ruoli e parole e un rinnovato gioco di rimandi che partono da un suo vissuto intimo; Tommaso Ochs gioca con la comunicazione realizzando sculture con vecchi computer o televisori e prendendo spunto dalla filmografia letteratura e musica, ci parla di verità più sottese e attuali, con ironia e straniamento; Raffaello Rovati utilizza scatole e cartoni dove, su colori neutri inserisce vecchie fotografie e scritte evocando memorie e sensazioni durevoli, in una produzione che rimane sospesa e atemporale, mentre Massimo Vidale ci offre opere in vetro di complessa realizzazione con spessori di lavorazione e riflessi inattesi di luce; Stefania Capobianco indaga spessori attraverso la sperimentazione, sua caratteristica peculiare sono l’inserimento di “bolle” trasparenti che fuoriescono dalla materia alla ricerca di profondità spirituali indicate anche dai titoli; Giuseppe De Michele risveglia con i suoi materiali energie primitive e primarie, le sue opere di apparente astrazione ridonano l’essenza delle cose.