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Di leoni, di draghi e di mostri a Venezia. Le foto di Gianni Berengo Gardin in una mostra denuncia

© Gianni Berengo Gardin - Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia
© Gianni Berengo Gardin – Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Una Chiesa sospesa sull’acqua con in cima una statua sacra che benedice i navigatori. Le onde piane si incuneano nel canale della città dei leoni, dei navigatori che unirono l’Oriente e l’Occidente, delle corti con i pozzi medievali, scale e piccole porticine.
Il leone era a guardia del porto del Pireo, recava iscrizioni in caratteri runici incisi da mercenari scandinavi al soldo dell’imperatore bizantino seguendo la forma di un misterioso dragone nell’XI secolo. Una di queste narrava: Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l’Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei greci. Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.

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Una Chiesa sospesa sull’acqua, un leone greco alle porte dell’arsenale: Venezia. C’è una continua navigazione mentale quando si pronuncia la sola parola Venezia, un desiderio di evasione, di sparire dal quotidiano per abbracciare misteriose avventure guardando anche solo le sue fotografie. Basti pensare a quel leone portato da Atene nella città lagunare da Morosini nel 1687 come bottino di guerra durante le battaglie della Lega Santa contro l’impero Ottomano. Basti aggirarsi tra i canali, tra i vicoli, tra la nebbia, l’unica al mondo in cui valga la pena perdersi.
Quel leone stava a guardia del porto del Pireo, ora all’arsenale. Sono legato al leone di Venezia, così come tanti saranno legati ad altri monumenti e vestigia storiche, che nascondono altrettante storie fantastiche.

Oggi si può ammirare Venezia come non è stata mai vista: con grattacieli che sovrastano di uno, due, tre volte quella Chiesa con quella statua benedicente. Si può sentire il ruggito del leone, ma non del Pireo, altresì di altissimi serpentoni di balconi galleggianti con alla base dei grandi tubi usati per l’espulsione del vapore. Del resto anche i draghi a Venezia hanno la loro mitologia, la loro forza e ora possono essere visti in pieno giorno, uditi dai bambini ed i colombi inseguiranno il vapore espulso dalle loro bocche.
Si può ammirare questa Venezia nelle fotografie di Gianni Berengo Gardin, tecnicamente perfette, esteticamente accattivanti, nelle quali le pietre antiche convivono con la lamiera, le statue toccano gli alti balconi di acciaio. Rigorosamente in bianco e nero per non distrarre lo spettatore, per evidenziare il bianco di quelle strutture galleggianti che sovrasta i tenui grigi dei palazzi storici e delle chiese: quei grigi poetici formatisi nel tempo da secoli di luce.
Guardando le immagini del grande fotografo si ha quasi la sensazione che quei mostri di acciaio inghiottano la città, speronino San Giorgio, che pur avendo coscienza e conoscenza dei draghi, nulla può contro questo ammasso di volgarità che chiamano navi da crociera. Speriamo che ciò resti una sensazione e che la fotografia di Gardin non sia profetica, ma documento di denuncia per contribuire a fermare un fenomeno dannoso per la città e per i suoi tesori.

Mostri a Venezia è la mostra di Gianni Berengo Gardin a Milano, Villa Necchi Campiglio, aperta al pubblico dall’ 11 luglio al 28 settembre 2014, promossa dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto .

Diego Pirozzolo

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