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L’assalto, il film di Julien Leclercq

Locandina del film L'Assalto L’assalto intende essere la ricostruzione fedele di un evento reale: il sequestro di un airbus della compagnia Air France con 227 passeggeri a bordo da parte di quattro membri del GIA, ad Algeri, nel dicembre del 1994.

Il lungo prologo del film si dipana alternando in montaggio parallelo l’attacco dei terroristi islamici (i quali, dopo aver ucciso tre ostaggi, dirottarono l’apparecchio sull’aeroporto di Marsiglia-Marignane – ma la loro meta finale era Parigi, dove l’aereo avrebbe dovuto schiantarsi sulla Tour Eiffel) e i preparativi della missione degli uomini del GIGN (il gruppo di sicurezza francese), chiamati a contrastare la minaccia degli islamisti. Restano sullo sfondo le eterne esitazioni, lo smarrimento, l’inettitudine irresponsabile delle alte sfere del Potere, le quali resteranno incerte sino all’ultimo minuto sulle decisioni da prendere per risolvere la crisi. Si giunge infine all’autentico acme drammatico del racconto: l’assalto – arrischiatissimo e pur vittorioso – che gli agenti condurranno per liberare gli ostaggi: un’operazione che, filmata dalle telecamere della televisione, fu seguita in diretta da ventuno milioni di spettatori.

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La storia raccontata dal film non può non richiamare alla memoria episodi successivi che ebbero però esiti ben più tragici (l’attentato alla metropolitana di Parigi, di alcuni mesi dopo e sempre a opera del GIA; la catastrofe dell’11 settembre…) e offre il destro a una riflessione sul conflitto tra la civiltà occidentale e la barbarie del terrorismo islamico, dove certe scelte pilatesche che la pellicola desume dalla cronaca dei fatti – la decisione delle autorità francesi di trattare con i terroristi offrendo loro una consistente somma di denaro (una valigia con 700 mila franchi venne davvero consegnata a un dirigente del GIA da un membro dell’ambasciata francese ad Algeri) – prefigura la stolida illusione di chi ancor oggi continua ad essere convinto che con i tagliagole sia opportuno dialogare.

Se un rimprovero può essere mosso a Julien Leclercq (qui al suo secondo lungometraggio dopo Chrysalis, un esercizio di SF sin troppo stilizzato e ambizioso) è quello di non aver saputo credere sino in fondo al modello narrativo che pure aveva deciso di adottare. La nuda cronaca dei fatti, nel suo implacabile crescendo di tensione, non poteva non toccare le corde sensibili dello spettatore, generando un forte coinvolgimento emotivo. Ma il regista ha ritenuto opportuno corroborare il racconto con venature intimiste di assai dubbia efficacia (penso agli inserti stucchevoli sulla vita familiare di Thierry, messe lì per “umanizzare” la figura dell’eroe), infiorando il tutto con accenti indigesti di “denuncia” (la scena in cui le autorità, in previsione dell’inevitabile strage, pensano bene di allestire un certo numero di bare), dove la rappresentazione delle rivalità interne e degli intrighi meschini e del sordido mercato della diplomazia politica si focalizza su una figura – quella di Carole Jeanton, la giovane funzionaria del Quai d’Orsai – che dovrebbe essere emblematica della logica manipolatrice della ragion di Stato, ma che, a conti fatti, appare una figura monca, sommariamente costruita, priva di incisività.

Molto più proficuo il lavoro di regia sul piano formale. Il film esibisce un’intonazione cromatica bassa, sorda (la tavolozza è giocata sulle tinte fredde e slavate, sui grigi e sui blu sporchi, in particolare) e un ritmo di montaggio che trova il coraggio di prendersi i suoi tempi, nulla o quasi nulla concedendo all’estetizzazione della violenza o agli effetti speciali (la componente action si riduce qui alla sequenza conclusiva, dove la pellicola assume una coloritura lirica ed epica insieme).
L’intento di Leclercq, da un lato, è quello di sottolineare il contrasto tra l’esagitazione forsennata e bestiale dei terroristi islamici e la determinazione silenziosa ed eroica degli uomini del GIGN; dall’altro, di trasmettere quel senso di ansia e di spaesamento che l’eroe è chiamato ad affrontare e a sconfiggere nel momento in cui, passando all’azione, mette in gioco la propria vita per salvare quella degli altri.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: L’assalto
Regia: Julien Leclercq
Cast: Vincent Elbaz, Gregori Derangère, Mélanie Bernier, Aymen Saïdi, Chems Dahmani, Mohid Abid, Djanis Bouzyani, Marie Guillard
Durata:  90 minuti
Genere: Thriller
Distribuzione: Labyrinthe Films
Uscita:  Marzo 2011

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