La Fondazione Cineteca Italiana presenta “Salvo Randone. Un grande attore“, un omaggio in sette film al grande attore siciliano.
I film saranno proiettati presso lo Spazio Oberdan di Milano dal 19 febbraio al primo marzo 2015.
Salvo Randone è stato uno dei più grandi attori teatrali, cinematografici e televisivi italiani. Della sua arte recitativa resta l’abilità nel rendere le ambigue sfaccettature psicologiche e l’inquietante tormento dei personaggi interpretati, testimonianza di un’acuta intelligenza d’attore risolta tanto nella secchezza del gesto e del tratto mimico, quanto nell’espressività di un volto tagliato come una maschera antica, ma dove lampeggiava il segno tutto moderno, pirandelliano, della condizione umana. Celebre per il suo carattere schivo e riservato, Salvo Randone univa asciuttezza e rigore alla ricchezza, anche barocca, di un mestiere appreso alla scuola di grandi maestri quali Ermete Zacconi e Ruggero Ruggeri.
Cresciuto in teatro, dove lasciò interpretazioni memorabili come per esempio nella shakespeariana Dodicesima notte diretta da Orazio Costa, in Come le foglie di Giacosa per la regia di Luchino Visconti, e nell’Enrico IV di Pirandello, il suo primo approccio con il cinema avvenne negli anni ’40, ma fu solo all’inizio degli anni Sessanta che il suo rapporto con la settima arte si intensificò. Da quel momento Salvo Randone lavorò con alcuni dei maggiori registi italiani, da Petri a Rosi, da Zurlini a Fellini, in qualche caso in ruoli da protagonista (L’assassino, I giorni contati), più spesso in ruoli di secondo piano, ma anche in questo caso dando vita a personaggi che seppe rendere indimenticabili grazie alla straordinaria incisività espressiva delle sue interpretazioni. Sette i lungometraggi in programma nella rassegna a lui dedicata: oltre L’assassino e I giorni contati (in edizioni restaurate), un altro film di Petri (A ciascuno il suo, da Sciascia), due film di Zurlini (La prima notte di quiete e Cronaca familiare, tratto dal bellissimo romanzo di Vasco Pratolini) ), uno di Carlo Lizzani (Il processo di Verona, con una intensissima Silvana Mangano) e uno di Rosi (il profetico, modernissimo Le mani sulla città).