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Bologna | Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga

Ambrosius Brueghel, Natura morta con fiori, 1660 – 1665 ca., Olio su tavola, 12,5x26,5 cm (ciascuno), Collezione privata, Vermont
Ambrosius Brueghel, Natura morta con fiori, 1660 – 1665 ca., Olio su tavola, 12,5×26,5 cm (ciascuno), Collezione privata, Vermont

A Bologna, nelle sale di Palazzo Albergati, dal 2 ottobre 2015 al 28 febbraio 2016 è aperta al pubblico la mostra Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga, a cura di Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider.

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L’esposizione intende ripercorrere la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni, di  un’intera dinastia, che comprendeva la più importante congrega di artisti fiamminghi a cavallo tra il XVI e XVII secolo.
L’esposizione vuole, dunque, essere un viaggio appassionante nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento alla ricerca del genio visionario di ben cinque generazioni di artisti appartenenti alla famiglia Brueghel in grado di incarnare coralmente lo stile e le tendenze di oltre un secolo di storia dellʼarte.

In mostra, pertanto, a Palazzo Albergati opere di Pieter Brueghel il Vecchio (La Resurrezione – 1563 circa), Pieter Brueghel il Giovane (Danza nuziale allʼaperto – 1610 circa), Jan Brueghel il Vecchio (Paesaggio fluviale con bagnanti  – 1595-1600), Jan Brueghel il Giovane (Incontro tra viaggiatori – 1630 circa), Abraham Brueghel, (Grande natura morta con frutta in un paesaggio – 1670), Ambrosious Brueghel (Nature morte con fiori – 1660-65), in un’esposizione che analizza la rivoluzione realista sulla pittura europea nata dal genio della famiglia Brueghel, che ha influenzato, attraverso lo sguardo degli stessi inventori, i grandi temi della storia dell’arte occidentale.

Insieme ai membri della famiglia Brueghel, è presente in mostra anche una selezione di artisti – da Frans de Momper a Frans Francken, da Hendrick van Balen a Joos de Momper e a molti altri – che hanno collaborato a dar vita a una delle pagine della storia dell’arte più ricche, articolate e affascinanti.

L’esposizione è articolata in sette sezioni.

Prima sezione – Il giudizio morale, tra salvezza e condanna
Il percorso della mostra parte dalle Fiandre della metà del Cinquecento per sottolineare il dialogo tra la fantasia morale e visionaria de I Sette peccati capitali di Hieronymus Bosch (1500 circa) e la pittura di Pieter Brueghel il Vecchio, capostipite dell’importante famiglia di artisti fiamminghi del XVI e XVII secolo e presente in mostra con La Resurrezione del 1563. Lo sguardo di Brueghel si posa su un’umanità semplice, libera ma al tempo stesso schiava dei bisogni, in continuo movimento tra le tendenze spirituali alla virtù e le seduzioni carnali del vizio.

Seconda sezione – La natura regina
La rivoluzione copernicana della pittura fiamminga non considera l’uomo quale centro dell’universo ma lo porta a essere parte di un mondo più forte e complesso. Anche per gli effetti della Riforma protestante e delle teorie calviniste, l’attenzione dell’arte si sposta verso il primato della natura, che soprattutto Jan Brueghel il Vecchio, detto dei Velluti, dipinge con una meticolosa attenzione nel Riposo durante la fuga in Egitto (1602-1605 circa) e nel Paesaggio fluviale con bagnanti (1595-1600 circa). Con queste opere inizia un percorso di nuova percezione della realtà, nasce lo stupore e il senso del limite umano di fronte alla potenza degli elementi di un mondo minaccioso ma attraente. La grande tela del Paesaggio boschivo con la Vergine, il Bambino, san Giovannino e l’angelo (1645-1650 circa) di Jan Brueghel il Giovane ne è un esempio emblematico.

Terza sezione – Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno
Trappola per uccelli (1601) è una delle scene più celebri della pittura fiamminga che Pieter Brueghel il Giovane propone con maestria sulla base della prima versione paterna. In una sublime atmosfera invernale, i cacciatori aspettano che gli animali cadano in trappola, mentre uomini, donne e bambini pattinano sul fiume gelato, noncuranti del pericolo. L’idea della caducità della vita è resa in modo magistrale, e questa sezione della mostra racconta gli aspetti più crudi e realistici della quotidianità. Un tema analogo è trattato da Marten van Cleve con il Paesaggio invernale con la strage degli innocenti (1570 circa).

Quarta sezione – Storie di viaggiatori e mercanti
La città di Anversa nel Cinquecento è il fulcro dei commerci, delle spedizioni, dei grandi viaggi. Qui nasce e si consolida una nuova classe borghese, che sfida le imprevedibili rotte commerciali del mare in cerca di ricchezza. La pittura celebra le gesta e le avventure di viaggiatori e mercanti, le loro storie diventano spunto per quadri sempre più apprezzati e diffusi, destinati ad abbellire le case di una committenza colta e attenta alle nuove dinamiche di un mercato nascente. Riscuotono particolare successo le incisioni come Incontro tra viaggiatori di Jan Brueghel il Giovane del 1630 circa.

Quinta sezione – Le allegorie, racconti delle meraviglie
Grandi metafore visive, le allegorie sono un modo molto efficace per rendere visibili e immediatamente comprensibili concetti come l’amore, la guerra, la pace, gli elementi della natura e i sensi umani. Allegoria dell’udito (1645-1650 circa) e Allegoria dell’olfatto (1645-1650 circa) sono dipinti che dimostrano la particolare abilità di Pieter Brueghel il Giovane in questo genere di pittura.

Sesta sezione – Splendore e vanità della vita silente
Se è vero che i fiori sono il simbolo dell’armonia e della ricchezza, è anche vero che nascondono sempre l’idea della vanitas, di ciò che non dura perché ogni cosa bella è destinata a perire. E anche nelle grandi nature morte in realtà si percepisce lo scorrere della vita silente, che esiste con discrezione. Il messaggio morale dell’inesorabile scorrere del tempo è evidenziato da dettagli come un frutto più maturo, o una foglia morta. Piccoli segnali della vanità del vivere come se il tempo non ci fosse. Nei Fiori in un cesto e in un vaso d’argilla (1640-1645) Jan Brueghel il Giovane sceglie come vaso un’urna cineraria, come volesse ricordare la meta comune e inesorabile. Di particolare pregio, le piccole composizioni di Natura morta con fiori (1660-1665) e il Vaso di tulipani e dalie (1645-1650 circa) di Ambrosius Brueghel.

Settima sezione – La danza degli ultimi
I Brueghel sono narratori di fatti e di storie. Nelle loro opere c’è il racconto della vita vera, ci sono contadini piegati dalla fatica del vivere, ubriachi, mendicanti, personaggi dipinti solo di spalle e figure anonime che percorrono il loro tratto di esistenza ignari e indifferenti all’osservatore esterno che guarda il quadro. La Danza nuziale all’aperto del 1610 e la Sposa di Pentecoste di Pieter Brueghel il Giovane (1620-1623) sono opere emblematiche. Ma insieme alle passioni più umili, c’è la varietà della vita, l’esplosione dell’allegria e della festa, il gioco del corteggiamento, i riti matrimoniali e le tradizioni contadine tramandate da generazioni davanti al fuoco durante un banchetto, come nella serie Matrimonio di contadini composta da sei tavole dipinte a olio su rame su tavola di Marten van Cleve.

La mostra, accompagnata da un catalogo edito da Skira, è prodotta e organizzata da Arthemisia Group, con il patrocinio del Comune di Bologna.

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