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Giovanni Bellini, L’ebbrezza di Noè al Museo Correr di Venezia

Giovanni Bellini - L'Ebbrezza di Noè Grazie al progetto “Un capolavoro per Venezia”, sarà in mostra al Museo Correr, nella Sala delle Quattro Porte, dal 5 marzo al 18 giugno 2016, L’ebbrezza di Noé (Ivresse de Noé), una delle più eloquenti opere di Giovanni Bellini. L’esposizione del quadro apre le celebrazioni del cinquecentenario della morte dell’artista veneziano.

L’opera, proveniente dal Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie di Besançon che dal 1895 la custodisce nelle sue raccolte, probabilmente è stata l’ultima dipinta dall’anziano ‘patriarca’ della pittura veneziana nel 1515, a lui attribuita definitivamente nel corso del ‘900 dopo una discussione critica durata quattro secoli.

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Tratto dalla Genesi (9.18-27), il tema evoca l’episodio in cui Noé, ubriaco per aver bevuto molto buon vino della sua vigna, si addormenta nudo. Suo figlio Cam lo ritrova assopito, ride nel vedere ciò che i Greci chiamavano le “parti vergognose” e chiama i fratelli che, sopraggiunti, vogliono coprire l’anziano padre.

La tela è una sorta di ‘testamento visivo’ dell’anziano pittore che, abbandonato il proprio mondo quattrocentesco, si proietta coraggioso e sicuro dentro il Cinquecento, mostrando chiaramente di volersi avvicinare allo stile innovativo e, soprattutto, alla poetica interiore del suo discepolo Giorgione, morto prematuramente nel 1510.
Infatti, l’intensa espressività psicologica dei tre fratelli intorno alla figura di Noé, resa con le sottili fusioni e cromatiche e le vibrazioni di tocco di una estrema libertà di pennello, per lui finora inusitata, conferisce a questo dipinto le inconfondibili qualità di atmosfera e soffuso intimismo che Giovanni Bellini, pur al capolinea della propria lunga e sfolgorante carriera, dimostra di aver voluto e saputo assimilare dalla ‘rivoluzione’ del giovane allievo Giorgione; per giunta, essendo ancora capace di inventare un’interpretazione iconografica e narrativa nuova, su di un tema biblico alquanto raro.

 

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