Gerardo si è fermato in un punto imprecisato della sconfinata distesa di prati verdi, con la sua macchina che è per noi una ‘goletta’ di quelle abituate a solcare i mari del sud.
Scendiamo sulla strada, le mani in tasca; insieme, come se ci fossimo parlati col pensiero, alziamo lo sguardo verso il cielo.
– Guarda la costellazione del Sagittario, si vede benissimo.
– Ne sei sicuro?
– Non so, sembra lei. E quella stella? Ragazzi, Sicuramente L’ Orsa Maggiore, riconosco il piccolo carro. Da lì il nord. Non ci perdiamo allora.
Magari ci siamo già persi, piacevolmente naufraghi su un’isola circondata da un oceano irregolare di colline, promontori, natura incontaminata che si estende fino alla linea dell’orizzonte.
E le stelle stanno in cielo, ma anche sulla distesa buia che si spiega intorno alla valle: sono lucciole che si muovono a ritmo di tammurriata popolare, saltano, scompaiono, si accendono, si spengono e noi ci chiediamo dove siamo, ma lì è sicuro il nord.
Sulle tracce di Penelope, la protagonista del nuovo romanzo di Gerardo Ferrara “La scuola di maglia”, ci scopriamo marinai in mezzo al mare verde che circonda il comune di Sant’Arcangelo e il monastero di Santa Maria di Orsoleo, imbarcati su una ‘goletta’ bianca, navigando con le stelle di notte e con il sole di giorno, come un sogno sospeso, forse dentro un quadro di Chagall, dove sempre può accadere qualcosa.
Squilla il cellulare. Arriva un messaggio, fine della navigazione mentale: il direttore mi chiede un reportage su Sant’Arcangelo partendo dalla presentazione del libro di Gerardo. Giusto, penso, ma ora lo sto vivendo, quando tornerò a Roma lo scriverò. Non voglio pensare alla città, siamo in tre a guardare le stelle, preferisco concentrarmi sulle sensazioni. In questo mare verde sento Rimbaud, “… andrò per i sentieri, punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera: trasognato sentirò la frescura sotto i piedi …“.
La presentazione del libro è appena conclusa, noi ci siamo fermati sulla strada tra il convento ed il paese, dobbiamo andare a cena, ci stanno aspettando; restiamo fermi ancora qualche minuto.
Mi trovo in Basilicata, con Gerardo Ferrara e l’attore Matteo Pelle, per una serata dedicata al nuovo romanzo di Gerardo, presso il complesso monumentale di Santa Maria di Orsoleo, nel comune di Sant’Arcangelo, in provincia di Potenza. Un luogo straordinario, ricco di leggende ed opere d’arte, costituito da una chiesa eretta nel 1192 da due fratellastri Daniele, soldato, e Zaccaria, prete, come attestano alcuni documenti rinvenuti nella Badia di Cava dei Tirreni, e da un annesso convento, la cui edificazione originaria risale al Sec. XV. Un luogo ideale per viaggiatori come noi.
Si dice che il convento sia nato grazie ad Eligio della Marra che raccontò di aver sconfitto, con l’aiuto della Madonna, un drago che infestava Sant’Arcangelo. Al suo interno di particolare interesse sono gli affreschi di Giovanni Todisco, Angeli musicanti, Trionfo della morte, Adorazione dei Magi, presenti nel chiostro inferiore e databili intorno al 1545. La Chiesa si lascia apprezzare, oltre che per la raffinatezza delle decorazioni, anche per una Madonna Kyriotissa, scultura lignea di delicatezza quasi mistica, capolavoro dell’arte del XIII secolo; e per le tante opere presenti, dalla Madonna col Bambino fra i Ss. Antonio e Maria Maddalena di Antonio Stabile, 1580 circa, allo straordinario coro ligneo del 1614.
Che donna Penelope, se ci ha portato fin qui, dov’è ambientata la storia. Se con Gerardo e Matteo percorriamo le strade di Sant’Arcangelo, le scale di un palazzo, i piccoli tunnel e poi le vie strette che passano come fiumiciattoli tra le case bianche. Gerardo ha la qualità non comune di dare vita ai suoi personaggi, di rendere reali i luoghi che leggi sulle pagine del libro, tanto che ho la sensazione di esserci già stato a Sant’Arcangelo, di vivere un ritorno, di conoscere la bella Chiesa di San Rocco e quella di San Vito sulla piazza principale.
Da Roma, la grande città, un viaggio in questo luogo ha il potere di un balsamo per l’anima; dalle viuzze si scorgono enormi spazi verdi giù a valle, come una barca che tra le gole di un fiume si affaccia al mare.
La mattina del nostro arrivo, mentre vagavamo per i rioni, d’un tratto abbiamo udito un canto struggente e teatrale: “Dimme, dimme, a chi pienze assettata sola sola addereto a sti llastre? …“. Era Matteo Pelle, seduto su una panchina del rione Mauro, che provava Serenata Napulitana, guardando un balcone piccolino, con i panni stesi e i fiori di lavanda lasciati ad essiccare al sole. La canzone faceva parte del programma scelto da Gerardo per accompagnare l’evento. La musica si diffondeva, invadeva il paese, si disperdeva nella vallata.
– Come è venuta?
– Dai, bene.
– Davvero dite?
– Se si affaccia una donna alla finestra quando canterai “Ma c’è sta nu destino, e io ce credo e ci spero” e vorrà seguirti a Roma, in quel caso ne avrai la conferma.
– Vabbè, scherzate!
– Il caffè, ragazzi dobbiamo berlo al bar del paese, quello buono.
– Aspetta, non prima di sedermi su una panchina della piazza.
– Perché?
– Lasciami immaginare la pioggia di tessuti colorati che scende dai balconi, come nel giorno del famoso corteo, ė una delle pagine più suggestive che hai scritto, caro Gerardo.
– Ok, fa pure, ma abbiamo i tempi stretti, ti ricordo che alle 18 e 30 dobbiamo stare al Monastero di Santa Maria di Orsoleo.
– Certo, ma Matteo che fa?
– Canta e si allena con il dialetto Santarcangiolese.
– Annamo bene.
Al convento ci aspettava Nicoletta Costantino, una ragazza che al telefono mi aveva confessato candidamente di essere ‘visionaria’ nell’immaginare la presentazione del libro. Ed aveva ragione: in poco tempo ha messo su una scenografia molto suggestiva. Ha scelto un salone per ricreare gli ambienti di Palazzo Morra, ha invitato una ballerina ad interpretare Penelope, Angelica Mastrosimone, che ha danzato con grazia sulle note delle canzoni eseguite dallo stesso Gerardo Ferrara e cantate da Matteo Pelle, mentre alcune donne dell’Associazione Itaca lavoravano a maglia con lane rigorosamente di colore rosso, quello preferito da Penelope.
La presentazione si è trasformata in una performance collettiva, tra musica, parole e coreografie.
A fare gli onori di casa l’assessore alla cultura di Sant’Arcangelo Lucia Finamore. Il professor Lucio Saggese ha relazionato in modo rigoroso e puntuale sul romanzo; Matteo Pelle ha recitato con il giusto pathos alcuni brani del romanzo e cantato canzoni; a me è toccato dialogare con Gerardo che, con la sua sensibilità di scrittore, ha saputo suscitare emozioni in un pubblico molto attento, presentando Penelope, la protagonista del suo romanzo.
Un vero successo.
Penso a tutto ciò, mentre guardiamo un altro po’ le stelle, nel punto imprecisato in cui ci siamo fermati prima di raggiungere gli altri per la cena. Domani si torna a Roma, la macchina-goletta di Gerardo rientrerà in porto.
– Come faceva l’ultimo pezzo con cui abbiamo chiuso la serata?
– Quale, quello di Giuni Russo?
– Si “L’Addio”.
– “Ogni tanto un aquilone nell’aria curva dava obliquità a quel tempo che lascia andare via, che lascia andare via”.
– Pensate che ci mancheranno il mare verde, le stelle, le strade di Sant’Arcangelo?
– Chi lo sa, se non partiamo non lo sapremo mai. Sì, certo, forse stiamo solo sognando, forse no, vallo a capire, così è la vita.
Diego Pirozzolo