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Roma | Da Caravaggio a Bernini, mostra alle Scuderie del Quirinale

Mattia Preti, San Jeronimo, particolare, courtesy Patrimonio Nacional - Mostra "Da Caravaggio a Bernini"
Mattia Preti, San Jeronimo, particolare, courtesy Patrimonio Nacional – Mostra “Da Caravaggio a Bernini”

È aperta al pubblico alle Scuderie del Qurinale, a Roma, fino al 30 luglio 2017 la mostraDa Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna”.
L’esposizione presenta 60 opere di Patrimonio Nacional, l’istituzione pubblica che tutela e valorizza il patrimonio artistico nella disponibilità della Corona.

La mostra, a cura di Gonzalo Redín Michaus, riflette, attraverso una selezione di capolavori artistici, gli strettissimi legami politici e culturali intercorsi tra i due Italia e Spagna nel XVII secolo, periodo in cui il collezionismo spagnolo di arte italiana rilancia la tradizione iniziata nel Cinquecento con Carlo V.
Attraverso l’intermediazione di alti dignitari e il collezionismo diretto di Ambasciatori e Viceré, l’importazione di opere italiane in Spagna e il loro graduale confluire nelle Collezioni Reali contribuiscono a generare la nascita di un gusto e di una scuola nazionale che con Diego Velázquez conquisterà vette assolute della Storia dell’Arte europea. In questo assetto le figure di Caravaggio e di Bernini rappresentano i cardini su cui si sviluppano rispettivamente la prima e la seconda metà del secolo, tra Naturalismo, Classicismo e Barocco.

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Simbolo di questo scambio sono due tra i capolavori in mostra: la Salomè con la testa del Battista di Caravaggio (Madrid, Palacio Real), di cui il recente restauro ha rivelato l’eccezionale qualità pittorica, e La tunica di Giuseppe di Diego Velázquez, dall’Escorial. Quest’ultima è una tela di grandi dimensioni realizzata dall’artista subito dopo il suo primo viaggio in Italia, tra il 1629 e il 1630, e dimostra le influenze ricevute dall’incontro con l’arte classica e la pittura italiana moderna.

Moltissime altre opere, come il Crocifisso del Bernini (proveniente dal Monastero di San Lorenzo dell’Escorial e raramente accessibile al pubblico), sono state commissionate o acquistate dai mandatari del re. Altre ancora sono state comprate dai rappresentanti della monarchia spagnola in Italia, alla morte dei quali sono andate ad accrescere le collezioni reali: è questo il caso della Salomè di Caravaggio.
In altri casi, le opere in mostra costituirono i doni diplomatici da parte di principi e governatori della Penisola al fine di ingraziarsi protezione e favori: è questo il caso di due tra i dipinti più spettacolari in mostra, Lot e le figlie di Guercino e La conversione di Saulo di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi per garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.

Un altro riflesso di questo interesse è l’invito a lavorare a corte rivolto ai maestri italiani, come è avvenuto a Luca Giordano, attivo in Spagna per ben dieci anni. Viceversa, lo spagnolo José de Ribera giunge a Roma nel 1606 e trascorre la maggior parte della sua vita a Napoli; Ribera è presente in mostra con cinque capolavori tra cui il celebre e magnifico Giacobbe e il gregge di Labano.

Nel 1819 il re Ferdinando VII istituisce il Museo Real – in seguito Museo del Prado – che accoglie tutte le opere che non rimangono nelle residenze a disposizione dei monarchi, i cosiddetti Reales Sitios. Nel 1865 la regina Isabella II rinuncia alla proprietà personale dei beni ereditati dai propri antenati e ne cede la gestione allo Stato, ponendo le basi di quello che oggi è Patrimonio Nacional: è da questo straordinario fondo collezionistico, tutt’oggi sottoposto alla sua tutela, che i capolavori presentati a Roma sono stati selezionati sulla base del loro eccezionale valore artistico e storico.

La mostra, accompagnata da un catalogo edito da Skira, è organizzata da Patrimonio Nacional, Ales e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

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