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La Rivoluzione Russa. Da Djagilev all’Astrattismo

Vasilij Kandinskij: Lago. 1910. Olio su tela. 98 x 105. Mosca, Galleria Tret’jakovskaja - Mostra La Rivoluzione Russa
Vasilij Kandinskij: Lago. 1910. Olio su tela. 98 x 105. Mosca, Galleria Tret’jakovskaja – Mostra La Rivoluzione Russa

A Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia, dal 21 dicembre 2017 al 25 marzo 2018, resterà aperta al pubblico la mostra “La Rivoluzione Russa. Da Djagilev all’Astrattismo (1898-1922)“, a cura di
Silvia Burini e Giuseppe Barbieri insieme a Faina Balachovskaja.

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In esposizione capolavori dai grandi musei russi che raccontano la Rivoluzione nel mondo delle arti.

«Questa grande mostra presenta un’originale sequenza di opere emblematiche, ma anche assai poco viste in Italia – afferma Raffaella Sgubin, Direttore del Servizio Museo e Archivi Storici dell’ERPAC (Ente regionale per il patrimonio culturale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia) -, e vuole essere quindi l’insolita celebrazione di un evento storico che ha mutato per sempre il mondo contemporaneo. Indicandolo come l’esito di una complessiva dinamica che, poco prima e poco dopo il 1917, ha rivoluzionato radicalmente la cultura e la scena internazionale dell’arte».

Il percorso espositivo va dal 1898, l’anno di fondazione del gruppo Mir iskusstva (Il mondo dell’arte) e della rivista fondata e diretta da Djagilev, sino al 1922, la data di costituzione dell’Unione Sovietica.
La mostra si articola in 6 sezioni, ciascuna corrispondente a un anno specifico e cruciale, e ciascuna recante un sottotitolo tematico, che incrocia eventi storici, movimenti culturali, pratiche artistiche e opere concrete: dipinti, opere su carta, oggetti, documenti.

«Dalle ricerche che hanno sotteso questa esposizione – affermano i curatori – sono emersi anzitutto il valore e il ruolo “rivoluzionari” delle pratiche artistiche all’interno della società russa a cavallo tra XIX e XX sec., a partire dalla sotterranea e decisiva matrice letteraria della cultura russa ottocentesca, e qui basterà ricordare almeno i nomi di Blok, Achmatova, Mandel’stam, Pasternak, Majakovskij. Ma fu una rivoluzione complessiva, che si è estesa alla pittura e poi alla grafica, alle scenografie, alla musica, per registrare infine le origini dell’esperienza del cinema, che qualche anno dopo si sarebbe concretata nel magistero di Ėjzenštejn e Vertov».

In mostra, con il ricorso a una sofisticata multimedialità, una sequenza spettacolare di oltre cento opere concesse da alcune delle principali istituzioni moscovite, in gran parte dalla Galleria Tret’jakov, cui si aggiungono il Museo delle arti decorative e applicate e il Museo di Storia contemporanea della Russia (già Museo della Rivoluzione), nonché il Fondo Alberto Sandretti presso la Fondazione Feltrinelli di Milano.

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