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Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento

G.B. Piranesi, Veduta del Campidoglio, 1761-1778, Museo di Roma, inv. MR 2633 - Mostra Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento
G.B. Piranesi, Veduta del Campidoglio, 1761-1778, Museo di Roma, inv. MR 2633 – Mostra Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento

Celebrare gli anniversari della nascita e della morte del fondatore dell’archeologia moderna, Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), la mostra che, dal 7 dicembre 2017 al 22 aprile 2018, è aperta al pubblico a Roma, ai Musei Capitolini.

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L’esposizione, dal titolo “Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento”, ha una duplice finalità: la prima, offrire ai visitatori il racconto degli anni cruciali che hanno portato, nel dicembre del 1733, all’istituzione del Museo Capitolino; la seconda, presentare le sculture capitoline sotto una luce diversa, ovvero attraverso le intuizioni, spesso geniali, del grande Winckelmann.

Arricchita da una selezione di 124 opere, il Tesoro di Antichità si sviluppa in tre sedi diverse nell’ottica di una “mostra diffusa”: le Sale Espositive di Palazzo Caffarelli, le Stanze Terrene di Sinistra del Palazzo Nuovo e le Sale del Palazzo Nuovo.

Le Sale Caffarelli ospitano documenti originali, volumi, disegni, incisioni, dipinti, sculture antiche e moderne, in grado di narrare i primi anni di vita del Museo Capitolino, dall’importante premessa costituita dall’allestimento del portico della Roma Cesi nel cortile del Palazzo dei Conservatori, all’acquisto di 416 sculture da parte di Clemente XII della collezione del cardinale Alessandro Albani nel dicembre del 1733.
La sezione espositiva di Palazzo Caffarelli si chiude con la presentazione di alcuni aspetti del soggiorno di Winckelmann a Roma: i luoghi in cui abita, le ville, i palazzi e le biblioteche che frequenta, i personaggi che fanno parte del suo entourage; uno “spazio immersivo”, in cui sono impiegate tecnologie di realtà virtuale, offre la possibilità di approfondire alcuni passaggi della Storia dell’Arte attraverso una selezione di sculture capitoline e riprese esclusive realizzate a Villa Albani Torlonia.

Nelle Stanze terrene di sinistra del Palazzo Nuovo, reintegrate nel percorso del Museo e riaperte al pubblico per la prima volta dopo alcuni anni, sono ricreati allestimenti espositivi ormai perduti: sculture oggi conservate nei depositi dei Musei Capitolini e della Centrale Montemartini, consentono una suggestiva immersione nella realtà settecentesca del Museo. Uno splendido tripode in marmo da Villa d’Este, un tempo importante elemento dell’arredo dell’atrio del Palazzo Nuovo e dal 1797 al Louvre, ritorna ai Musei Capitolini per essere esposto nel Salone e tornare a dialogare con una statua di Atena un tempo collocata di fronte a lui nell’atrio del palazzo, come rivela il raffinato disegno di Hubert Robert. La ricostruzione analogica nelle Stanze terrene è accompagnata da ricostruzioni 3D delle sale del Museo che hanno subito i cambiamenti più significativi dagli anni del soggiorno di Winckelmann a Roma.

Nelle sale che ospitano da quasi trecento anni la collezione permanente del Palazzo Nuovo, infine, è stato predisposto un percorso di visita speciale, dedicato al grande studioso tedesco: 30 sculture sono lette attraverso gli occhi di Winckelmann con l’obiettivo di evidenziare l’influenza esercitata dalla Storia dell’Arte e dai Monumenti Antichi Inediti – l’opera italiana di Winckelmann pubblicata nel 1767 – sull’interpretazione e la valutazione stilistica dei capolavori capitolini.
Negli anni in cui Winckelmann rivoluziona il modo di studiare le testimonianze del mondo antico dando inizio alla moderna archeologia, il modello di museo pubblico rappresentato dal Museo Capitolino si diffonde rapidamente in tutta Europa, segnando la nascita di modalità del tutto nuove di fruizione dei beni artistici: un Tesoro di Antichità non più concepito come proprietà esclusiva di pochi, ma come luogo destinato all’avanzamento culturale della società.

La mostra, che si inserisce nel contesto delle manifestazioni europee coordinate dalla Winckelmann Gesellschaft di Stendal, dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma e dai Musei Vaticani, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è curata da Eloisa Dodero e da Claudio Parisi Presicce.

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