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In mostra le “teste grandi” del Duomo di Siena

Testa virile, Duomo di Siena, Opera della MetropolitanaNei locali della Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena, dal 23 marzo al 6 gennaio 2019, è aperta al pubblico la mostra “Maestri ‘a rischio’. Il cantiere del duomo di Siena e le ‘teste grandi’ per la facciata del battistero“.

In esposizione otto grandi sculture raffiguranti delle teste maschili e femminili, in origine collocate nella parte alta della facciata del battistero senese, incompiuta rispetto al progetto originario. Le protomi sono state estratte dalla facciata per poterne garantire la conservazione e sono state sostituite in loco da calchi (la secolare esposizione delle sculture agli agenti atmosferici e all’inquinamento ha infatti provocato una generale corrosione degli strati superficiali del marmo e, in alcuni casi, delle fessurazioni e la forte alterazione dell’intaglio lapideo).

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Dopo un attento restauro, le sculture sono presentate al pubblico con un elaborato allestimento museografico, che evoca la loro funzione e collocazione originarie.

Le sculture si possono riconoscere come le otto conservate di una serie di “teste grandi” che furono realizzate nel corso dell’estate e dell’autunno dell’anno 1356. Solo le sculture collocate nella sezione centrale della facciata si sono conservate; sono invece perdute quelle delle aree sinistra e destra.

Sotto la direzione dello scultore Domenico d’Agostino, che diresse il cantiere del duomo dal 1350 al 1358 e di nuovo nel 1362, le “teste grandi” furono intagliate da cinque diversi scultori, pagati con una modalità di retribuzione che al tempo si definiva “a rischio”, ossia non secondo il tradizionale pagamento “a giornata”, bensì in base al numero dei “pezzi” lavorati. I cinque maestri impegnati nel ciclo furono Niccolò di Cecco del Mercia, Giovannino di Cecco, Paolo di Matteo, Michele di Nello e Domenico di Vanni.

La mostra, a cura di Roberto Bartalini e di Alessandro Bagnoli,  è promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione con Opera-Civita.
Le sculture sono state restaurate da Giuseppe Donnaloia.

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