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La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina

Magonza Alberto Burri, Grande Cretto Gibellina, 1985-2015, Gibellina (Trapani). Fotografia di Aurelio Amendola prima del completamento dell'opera, 2011 ©Aurelio Amendola. Courtesy Magonza, Arezzo

Al Museo Carlo Bilotti di Roma, dal 23 marzo al 9 giugno 2019, è aperta al pubblico la mostra itinerante “La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina”, curata da Massimo Recalcati con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi.

Alberto Burri, chiamato a realizzare un intervento per la ricostruzione del paese distrutto dal terremoto nella Valle del Belice del 1968, decide di intervenire sulle macerie della città di Gibellina, creando l’opera di Land Art. Le ricopre di un sudario bianco, di un’enorme gettata di cemento che ingloba i resti e riveste, in parte ricalcandola, la planimetria della vecchia Gibellina.

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Partendo da questo grande intervento, risale il percorso dell’artista con una selezione di lavori esemplari, letti in relazione alla poetica della ferita, tema che nell’interpretazione di Massimo Recalcati attraversa la sua intera opera, incidendo la materia, disegnando strappi, lacerazioni, crettature, bruciature, giungendo sino a declinazioni inedite che pensano ad una genesi e a un processo di carattere spirituale.

Culmine del percorso interpretativo sono le fotografie in bianco e nero di Aurelio Amendola sul Grande Cretto. Fotografo che ha raccolto le immagini di Burri, dei suoi lavori e dei processi creativi. Amendola ha realizzato gli scatti in due riprese, nel 2011 e nel 2018, a completamento avvenuto dell’opera (2015). Nel percorso inoltre, il video di Petra Noordkamp filma in un racconto poetico e di grande sapienza tecnica l’opera di Burri e il paesaggio circostante.

Alcune opere uniche dell’artista, veri e propri capolavori, inoltre, estendono non solo ai Cretti ma anche ai Sacchi, ai Legni, ai Catrami, alle Plastiche e a una selezione di opere grafiche la lettura proposta dal celebre psicanalista. È una ferita che è dappertutto, che trema ovunque. Una scossa, un tormento, un precipitare di fessurazioni infinite ed ingovernabili. Come scrive Recalcati in Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina, nei Legni la ferita è generata dal fuoco e dalla carbonizzazione del materiale ma, soprattutto, dal resto che sopravvive alla bruciatura. Nelle Combustioni, lo sgretolamento della materia, la manifestazione della sua umanissima friabilità, della sua più radicale vulnerabilità, viene restituita con grande equilibrio poetico e formale. È ciò che avviene anche con le Plastiche dove, ancora una volta, è sempre l’uso del fuoco a infliggere su di una materia debole ed inconsistente come la plastica, l’ustione della vita e della morte.

La mostra è patrocinata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, dalla Regione Lazio e dalla Regione Sicilia, dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione Orestiadi con un prestito della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Dopo la tappa romana l’esposizione sarà riallestita da giugno ad ottobre al MAG Museo Alto Garda a Riva del Garda in collaborazione con il MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

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