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Tina Modotti fotografa e rivoluzionaria

Anonimo, Tina Modotti nel ruolo di Maria de la Guardia nel film “The Tiger’s Coat” (Pelle di Tigre), Hollywood, 1920

Celebra Tina Modotti, una delle più grandi fotografe del Novecento, la mostra che dal 13 aprile al primo settembre 2019 resterà aperta al pubblico presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, nella rinascimentale sede di Palazzo Bisaccioni.

L’esposizione, a cura di Reinhard Schultz, presenta sessanta fotografie provenienti dalla Galerie Bilderwel di Berlino. Obiettivo del progetto espositivo, ideato da Francesca Macera, è quello di ripercorrere le affascinanti vicende biografiche di Tina Modotti, far scoprire la sua grande abilità di fotografa e le passioni che ne condizionarono in maniera determinate l’esistenza, attraverso un percorso che si snoda in sei tappe, che ripercorrono i luoghi, le immagini, gli amici, gli amanti che fecero parte dell’affascinante universo di Tina.

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La mostra si apre con la sezione dedicata alle sue origini e alla sua storia familiare. Nata a Udine nel 1896 a cause delle difficili condizioni di vita, a soli diciassette si imbarca su un piroscafo diretta verso la California, dove la attendevano a San Francisco il padre e la sorella. Lì conosce e si innamora del pittore canadese Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo e con lui si trasferisce a Los Angeles.

La seconda sezione documenta la sua breve carriera hollywoodiana, in qualità di attrice del cinema muto.

Snodo fondamentale del percorso è la terza sezione, relativa alla fotografia, che Tina scoprì grazie all’incontro con il fotografo statunitense Edward Weston, che per molti anni fu suo mentore e con il quale si trasferì in Messico nel 1923 e intrecciò anche una lunga ed appassionata relazione sentimentale. Entrambi influenzati dal costruttivismo europeo e dall’estridentismo messicano, fotografano inizialmente gli stessi soggetti e oggetti, ma già da queste prime prove inizia a delinearsi la visione e la personalità fotografica densa di umanità della Modotti.

Weston rimane una presenza costante nella vita di Tina, ma l’amore è destinato a finire, quando la sua passione politica la allontana irrimediabilmente dall’estetica formale del fotografo statunitense. Per questo assoluto protagonista della quarta sezione in mostra è il Messico, terra di passioni e tumulti, in cui la giovane Tina trova rifugio, amore e soprattutto ispirazione. Qui si concentra soprattutto sul ritratto e sul soggetto umano, raffigurandolo sempre da un punto di vista inedito con l’obiettivo di evidenziarne la dimensione emotiva. La sua attività di fotografa va di pari passo con il suo impegno politico, umano e sociale e i suoi scatti sono pubblicati dai più importanti giornali del tempo.

Al centro della quinta sezione, dedicata alle passioni che pervasero la sua vita, ci sono le fotografie degli amici, artisti ed intellettuali tra cui anche Frida Kahlo, Julio Antonio Mella, Vittorio Vidali che con la loro presenza animavano le lunghe serate di festa e di dibattito politico ed esistenziale.

Il sempre crescente coinvolgimento di Tina nella politica è al centro della sesta e ultima parte del percorso espositivo, un coinvolgimento tale che la porta ad abbandonare la fotografia per dedicare tutte le sue energie all’attivismo, un impegno totalizzante che la spinge per lunghi periodi in Russia, Francia e Spagna, e poi a tornare in Messico, fino alla sua misteriosa morte avvenuta nel gennaio del 1942 a Città del Messico dentro a un taxi che la sta riportando a casa.

A completare il percorso della mostra la proiezione integrale del film The Tiger’s Coat, lungometraggio che vede una giovane e bellissima Tina Modotti nel ruolo di protagonista.

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